Brand awareness, hospitality e marketing relazionale: intervista ad Alessandro Giacomini Amministratore Delegato di Gsport

"Fondamentale è lo sviluppo delle relazioni e dei contatti tra le aziende ed eventi che coinvolgano la community dei tifosi e dei sostenitori con l’obiettivo di fare del business vero e proprio"

Sport Business Management ha intervistato Alessandro Giacomini, Amministratore Delegato di Gsport, società di Gruppo Italtelo S.p.A, specializzata nel marketing e che da dieci anni aiuta le aziende a dare visibilità al proprio brand attraverso strategie commerciali e di sponsorizzazioni.

Brand awarness, hospitality e marketing relazionale sono i servizi che fanno di Gsport una realtà sempre più radicata all'interno dello sport italiano.
Non solo nel calcio, ma anche basket, pallavolo, rugby, beach soccer ed equitazione.

Nonostante la crisi e la condizione precaria dell'impiantistica sportiva Gsport, riesce ad proporre nuove soluzioni di business all'avanguardia per il mercato italiano.

La crisi economica ha avuto forti ripercussioni sugli investimenti destinati alla comunicazione. Qual è oggi lo stato di salute del mercato pubblicitario nello sport italiano?

La crisi economica pervade ogni aspetto dell’economia e lo sport business non fa eccezione. Per quanto concerne Gsport, abbiamo da poco chiuso il bilancio 2012/2013 a 28 milioni di euro, sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. In un contesto di decrescita generalizzata giudico estremamente positivi questi risultati e i primi segnali del nuovo esercizio fanno ben sperare per una ripresa che prevediamo potrà realizzarsi a partire del prossimo bilancio.

Sempre più aziende e società sportive decidono di affidarsi ai vostri prodotti e servizi, quali sono le strategie di ampliamento di Gsport?

La strategia vincente in questo momento di riduzione degli investimenti, non solo nel nostro settore, ma a livello macroeconomico, è diversificare. Le aziende oggi chiedono un ritorno immediato dal loro investimento, per questo è necessario offrire attività di cross-selling, opportunità per lo sviluppo delle relazioni e dei contatti tra le aziende ed eventi che coinvolgano la community dei tifosi e dei sostenitori con l’obiettivo di fare del business vero e proprio, non solo notorietà e reputation. Stiamo quindi lavorando già da mesi per ampliare i servizi offerti e proporre progetti sempre innovativi e tagliati ad hoc sui diversi Club, in base anche alla realtà locale in cui operano.


GBox Fiorentina


Che tipo di rapporto avete con l'area marketing e comunicazione delle società di cui siete concessionarie?

In alcuni casi il rapporto è molto stretto e prevede addirittura che il direttore marketing della società partner sia un manager Gsport. In altri casi offriamo una consulenza strategica a 360° gradi e affianchiamo le strutture delle realtà in concessione. Vorrei precisare che Gsport non si occupa direttamente di comunicazione o ufficio stampa. Siamo specializzati nel marketing, nella gestione degli aspetti commerciali dei Club e, anche grazie all’appartenenza al Gruppo Italtelo, negli allestimenti legati ai grandi eventi sportivi.

Avete dei pacchetti standard oppure preferite realizzarli ''tailor-made'' con ogni società? Come li sviluppate?

Esistono modelli e format precostituiti che possono essere replicati per le diverse aziende che investono con noi sulle Società sportive. Di norma però i nostri consulenti progettano soluzioni dedicate alle specifiche esigenze dei clienti, che oggi sono circa 750 aziende.
La collaborazione con le singole Società sportive o Federazioni che seguiamo, invece, si instaura attraverso un’analisi approfondita del target e delle risorse a disposizione e si sviluppa in funzione della realtà locale. Abbiamo poi una struttura di accounting che consente di individuare le soluzioni più opportune per coinvolgere grandi aziende nazionali e multinazionali in progetti legati a diversi Club e campi.

Vi occupate anche della raccolta di informazioni quantitative sul valore degli investimenti effettuati in sponsorizzazioni e pubblicità?

Non direttamente, ci sono altre realtà che si sono specializzate in questo settore e che sono un punto di riferimento per chi opera in questo mercato. Dalla nostra però abbiamo una conoscenza approfondita che ci deriva non solo da quasi un decennio di operatività, ma anche dal fatto di aver collaborato con 4.000 aziende, dalle piccole imprese alle grandi multinazionali, per cui possiamo dire di avere il polso della situazione a livello nazionale, oltre a una precisa competenza sulle diverse realtà locali.
GClub Parma 

Quanto è importante per il vostro lavoro avere a disposizione impianti moderni, e quali sono i principali problemi che si riscontrano in stadi, per cosi dire, "obsoleti"?

Fondamentale. Laddove ci sono stadi obsoleti Gsport interviene, anche grazie alla sinergia con le altre aziende del Gruppo Italtelo, per realizzare nuove infrastrutture, realizzare Skybox e suite, curando con grande attenzione non solo gli spazi, ma anche le attività all’interno e offrendo servizi di qualità, a partire dal catering. L’investimento nella passata stagione è stato di oltre 2 milioni di euro proprio per le infrastrutture hospitality. Ovviamente non basta rimodernare gli ambienti esistenti o crearne di nuovi: è necessario che gli spazi diventino contenitori di eventi e attività, rivolte soprattutto a sponsor e aziende in un’ottica di marketing B2B. In stadi come il Franchi di Firenze o il Tardini di Parma siamo in grado di gestire, nelle nostre differenti aree hospitality, oltre 1.400 persone ogni domenica, per fare solo un esempio. Per poter rendere davvero performanti queste opportunità è importante per noi contare su una prospettiva di medio-lungo termine, in modo da poter lavorare per dare alle aziende, ai tifosi e alla città uno stadio gradevole, moderno e produttivo, anche oltre i 90 minuti della partita.

All'estero stanno prendendo piede nuove forme di sky box non convenzionali. Lei pensa che presto anche in Italia si possano sviluppare questo tipo di attività di marketing?

Certo, noi stessi siamo sempre alla ricerca di soluzioni innovative e abbiamo già sviluppato diversi format non convenzionali. Per esempio al Manuzzi di Cesena abbiamo realizzato il Real Box, uno spazio dove i clienti possono vivere l’esperienza unica di seguire l’incontro dalla stessa prospettiva dell’allenatore, a pochi centimetri dal campo di gioco, mentre al Tardini di Parma abbiamo creato il primo ristorante con pitch view in Italia.

Real Box Cesena

Cosa pensa della strategia "Less is more"?

Che bisogna potersela permettere. I grandi Club stanno lavorando in questa direzione, ma le Società più piccole, al momento, trovano più remunerativo continuare a operare in una doppia prospettiva, quella di attirare le aziende nazionali, magari in un’ottica di network, e quella di non trascurare la realtà economica locale, spesso vivace e profondamente legata ai colori della maglia.

Come si possono spiegare le difficoltà riscontrate nella ricerca di un venue sponsor per lo stadio della Juventus da parte della società titolare dei naming rights?

Quella che stiamo vivendo è forse la più grande crisi economica dal 1929 e quindi le aziende sono diventate molto attente agli investimenti e ad assumersi rischi non completamente calcolati. La Juventus è stata apripista in Italia, anzi, la sua scelta ha anticipato i tempi. Il tessuto economico non è forse ancora pronto per certe innovazioni. In ogni caso lo Juventus Stadium sta ripagando dell’investimento fatto ed è un modello cui piano piano gli altri Club si adegueranno.

Intervista di Sara Messina

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