Cosa cambia in FIGC: la nuova normativa su rose, giovani ed extracomunitari

Le rivoluzioni, si sa, passano dai cambiamenti. E le prime cose a cambiare per determinare una radicale inversione di tendenza rispetto al passato sono le norme, almeno quelle più importanti.
Se da un punto di vista funzionale e organizzativo non ci saranno novità di rilievo in seno alla FIGC, lo stesso non si può dire per le società, che nei prossimi tempi (leggasi: dalla prossima stagione) dovranno prepararsi ad un vero e proprio stravolgimento.
E’ appena il caso di precisare che tali modifiche non sono ancora ufficiali o definitive, ma quel che è certo è che un punto di partenza è stato fissato. I prossimi consigli federali dovrebbero servire solo ad un fisiologico labor limae.

Partiamo dalla questione degli extracomunitari, che il nuovo Presidente – con alcune uscite invero discutibili – ha già dimostrato di avere a cuore già dai primi interventi ufficiali.
Pur rimanendo invariato il numero degli extracomunitari tesserabili (2 per squadra), le società potranno ingaggiare al massimo 2 nuovi calciatori extracomunitari, e a condizione che l’uno vada a sostituire l’altro. Inoltre, non sarà più possibile il tesseramento di atleti dal non comprovato pedigree sportivo, stabilito in 2 presenze in lista gara ufficiale per la stagione in corso o 5 presenze in lista gara in carriera. Senza contare che per i giovani extracomunitari al primo tesseramento, le regole cambiano ancora: dovranno essere residenti in Italia ed esservi entrati con i genitori non per ragioni sportive ed aver frequentato la scuola per almeno 4 anni.

La ratio della norma è quella di impedire quel meccanismo forse poco conosciuto al grande pubblico che consiste nel tesseramento di un giovane senza esperienza allo scopo di cederlo successivamente all’estero, liberando un posto per nuovo atleta extracomunitario, senza doverne cedere un altro.
In altre parole, le società si tutelano riempiendo le caselline dei posti disponibili con l’ingaggio dei giocatori extracomunitari, alcuni dei quali destinati a rimanere in squadra, altri a partire. In questo modo, fra le altre cose, i club hanno più tempo per organizzare il calciomercato, e di colmare con giocatori di maggior valore le caselle che resterebbero vuote senza l’ingaggio iniziale del calciatore con meno curriculum.
Le novità riguarderanno anche le rose delle squadre di calcio, che dovranno essere composte di 25 giocatori al massimo, di cui 17 di qualunque età e provenienza, almeno 4 cresciuti nel vivaio del club, ed almeno altri 4 nel settore giovanile di una società italiana (in entrambi i casi parliamo di giovani atleti fra i 15 e i 21 anni, tesserati per almeno 3 stagioni, anche non consecutive).

Niente più “panchine lunghe” insomma, pena una sanzione non economica ma “sportiva”: per chi avrà dai 26 ai 30 giocatori, infatti, i calciatori cresciuti nel vivaio di un club italiano dovranno essere un minimo di 9, fino a un massimo di 11 per infrazioni maggiori.
Alla luce di queste novità, per le società di calcio l’obbligo più urgente sarà quello di sfoltire le rose, mentre per quanto concerne la prescrizione sui vivai non si può non notare che importanti incentivi in tal senso sono già state date dalla Uefa con il vincolo di introduzione nelle liste di almeno 8 giocatori provenienti dal settore giovanile (4 dal vivaio del club di appartenenza e 4 di qualsiasi altra squadra locale).

E’ ancora presto per dare un giudizio sulla riforma, di cui, è bene ribadire, sono state date solo delle linee guida che ancora non sappiamo fino a che punto saranno confermate. Dalle prossime assemblee federali, si spera, ne sapremo di più.
Per adesso, il commento che si può fare su una simile prospettiva è certamente positivo, quanto meno nelle intenzioni. Giusto, soprattutto, dare un freno alla compravendita selvaggia degli extracomunitari, pratica che non tutela né le società, né – cosa più importante – i giovani atleti che giungono nel nostro Paese sperando di trovare l’Eldorado del pallone. A parte che da tempo non è più così, servono delle regole nuove che chiariscano a monte le posizioni della FIGC. Fra polemiche e ritardi sulla tabella di marcia, la strada sembra essere tracciata.

Con riguardo alle direttive sullo sfoltimento delle rose, se è di certo meritorio per i vertici della Federazione guardare con benevolenza agli atleti più giovani, anche in prospettiva di un’accresciuta competitività del nostro calcio, bisognerà stare attenti a non penalizzare troppo i calciatori di lungo corso, che in questo modo avrebbero meno mercato e minore potere contrattuale. Ovviamente, con esclusione degli emigranti di lusso in Cina, India e Nord America.

Avv. Carlo Rombolà

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