Un nuovo caso Barcelona, la società blaugrana in difesa della libertà di espressione

La vicenda è passata quasi sotto silenzio, ma secondo noi merita almeno una breve menzione: durante la gara di Champions League dello scorso settembre in casa contro il Bayer Leverkusen il pubblico blaugrana ha esposto in vari settori dello stadio la bandiera della Catalogna (la cosiddetta Estelada), con il probabile intento di inneggiare all'indipendenza catalana.
L'episodio non è piaciuto ai vertici dell'UEFA, che hanno sanzionato il club con una multa di 40mila euro, contro la quale l'FC Barcelona ha depositato ricorso presso il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna.

Al di là delle questioni meramente procedurali (pare che i catalani abbiano presentato l'istanza oltre i termini stabiliti), il ricorso affronta, nel merito, la questione della libertà di espressione del comune sentimento popolare, al fine di escludere che la suddetta manifestazione dei tifosi locali sia stata spinta da motivazioni politiche.
La questione è più che mai aperta, anche perché il club culè ha altri due procedimenti pendenti - per gli stessi motivi - presso l'UEFA, per le partite contro Roma e BATE Borisov, gare durante le quali i tifosi hanno continuato a esporre la bandiera catalana.
Attraverso un comunicato ufficiale dello scorso 2 febbraio, apparso sul sito del club , il Barcelona ha preso le distanze dai provvedimenti del TAS, ma non si può fare a meno di notare che dei tre punti attraverso cui è stata articolata la comunicazione, solo l’ultimo ha fatto riferimento alla libertà di espressione. I primi due sono consistiti in contestazioni delle stesse norme procedurali, volte a confutare che il ricorso al TAS non fosse stato presentato – come invece asseriscono gli arbitri di Losanna – fuori tempo massimo.

Si legge, inoltre, una critica neanche troppo velata all’eccessivo formalismo del TAS, che, secondo il club, ha avuto il risultato di privarlo del diritto di difendersi adeguatamente dinanzi alla corte.
A tale proposito, non si può fare a meno di notare come il club blaugrana non sia nuovo a simili approcci in sede giudiziale: si ricorda, infatti, che in occasione del giudizio di appello davanti al Comitato d’Appello della FIFA in merito alla presunta violazione degli articoli 19 e 19bis del Regolamento sullo Status e sui Trasferimenti dei Calciatori, la società di Josep Maria Bartomeu si era difesa attaccando prima le singole norme, ritenendole intrinsecamente ingiuste e sin troppo penalizzanti per una società virtuosa come l’FC Barcelona. Solo in un secondo momento, si era entrati nel merito delle contestazioni, dove peraltro il club ha avuto ben poco da argomentare, risultando palese la violazione delle norme suindicate*.

In conclusione, e alla luce di questa nuova vicenda, ci si potrebbe chiedere se davvero le norme esistenti non tutelino a sufficienza la libertà di espressione dei tifosi, o se le argomentazioni sollevate dall’FC Barcelona riflettano soltanto un estremo – e forse anche un po’ arrogante – tentativo di discolpa di un club tanto vittorioso sul campo quanto disattento nel rispetto dei regolamenti sportivi.

Avv. Carlo Rombolà


* Per una trattazione completa della vicenda, si veda Michele SPADINI, La normativa FIFA a tutela dei minori alla luce del “Caso Barcelona”, in Rivista di Diritto ed Economia dello Sport, edita da Sports Law and Policy Centre, fascicolo 2/2015, pagine 17-45.

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