L’efficacia di un messaggio comunicativo: il caso della campagna abbonamenti della Sampdoria


Dov’è la genialità di un messaggio comunicativo? Nell’esclusiva originalità? Nelle metafore colte? Nelle associazioni criptiche?

Si potrebbe rispondere con un’affermazione positiva se si pensasse al mare magnum dei messaggi pubblicitari a cui si è esposti quotidianamente, dunque alla volontà di stupire a tutti costi il destinatario del messaggio e a quella di catturare la sua attenzione con la decifrazione e la comprensione dello stesso.

È questo il caso della campagna abbonamenti 2017/2018 della U.S. Sampdoria, dal claim “Venire è un’altra storia”. Già, “venire”... Ora, a meno che non sia solo io la maliziosa e gli altri (finti) moralisti, sfido chiunque a non aver pensato che lo slogan contenga in sé un’allusione sessuale.

Prima reazione spontanea: risata.
Seconda reazione: grande curiosità.
Azione conseguenti le reazioni: rierca.
Pensiero conclusivo: campagna abbonamenti geniale.

Ebbene sì, geniale. Grafica semplice, anzi semplicissima: solo due colori, il bianco e il blu notte (con due sfumature), il disegno stilizzato dello stadio “Marassi” le cui illuminazioni contengono il verbo “VENIRE”, scritto in maiuscolo e che occupa gran parte dello spazio seguito da “È UN’AL-
TRA STORIA”.

Normale che l’obiettivo della campagna abbonamenti sia quello di coinvolgere i propri tifosi portandoli all’interno del proprio stadio per sostenere la squadra. Ed è infatti questo il messaggio più profondo, che si contrappone alla “superficialità” dello slogan: nessun luogo e nessun mezzo di comunicazione possono sostituire l’emozione e il godimento della partita dal vivo.

Messaggio legittimato e spiegato in maniera esemplare dal divertente spot: tre situazioni diverse, un’unica morale. Nella prima scena due pescatori che ascoltano la cronaca della partita per radio, così come nella seconda due amici (uno con la sciarpetta al collo) che si dirigono in macchina verso un appuntamento a quattro, mentre nella terza scena un padre di famiglia sul divano. Poi il momento clou, quello in cui la palla potrebbe
entrare in rete.
E invece no: la nonna accende il frullatore che fa saltare la corrente spegnendo il televisore ultima generazione del padre di famiglia, l’agitazione del tifo fa cadere in mare la radio ultradecennale dei pescatori e una galleria disturba il segnale della radio dei due amici. Da una parte la disperazione di questi personaggi, dall’altra la gioia incontenibile e il boato, da brividi, del “Marassi” dopo il gol del vantaggio dei blucerchiati.
Per questi brividi, per questa emozione, per questa eccitazione, per questo godimento... Venire è un’altra storia!




Ed ancora una risata strappata dall’ultima battuta in dialetto genovese di uno dei due pescatori: “L’abbiamo fatto o no gol?” Il risultato è da dieci e lode, perché il messaggio è quello più ovvio (il tifo più bello e le emozioni più forti si vivono allo stadio), ma il modo per comunicarlo è ambiguo, erotico, allusivo e allo stesso tempo diretto, originale, audace, simpatico, divertente.
Viene da pensare al modello dell’azione pubblicitaria chiamato A.I.D.A. (Attenzione intorno all’offerta, Interesse per i prodotti comunicati, Desiderio, Acquisto).
Il processo psicologico è semplice: si vuole catturare l’attenzione del consumatore per creare in lui interesse e poi desiderio, spingendolo all’acquisto di un prodotto/servizio. Le variabili sembrano essere state colte in pieno dall’area comunicazione e marketing della Samp: i suoi elementi, infatti, hanno tutte le carte in regola per favorire notorietà, ricordo e riconoscimento, indicatori degli effetti della pubblicità.

Sì, bisognerà aspettare i risultati economici, sapere il numero delle tessere sottoscritte e misurare l’efficacia, ma una cosa è certa: chi se la dimentica più questa campagna abbonamenti?

Veronica Casarin
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