Le tappe principali che hanno portato all'esclusione dal campionato del Modena FC

Due anni e mezzo dopo il fallimento del Parma Calcio, stiamo assistendo ad un altro caso simile che per coincidenza riguarda ancora una squadra emiliana. Parliamo del Modena FC che - dopo 105 anni di storia - è stato escluso dal campionato di Serie C Girone B.
Se il fallimento del Parma è legato principalmente all'eccessivo tesseramento di calciatori, nel caso del Modena le cause di questo epilogo sono imputabili all'incapacità di diversificare i ricavi, e alla contemporanea sottoscrizione di debiti pluriennali.

Potrà sembrare strano, ma l'inizio di questa agonia può addirittura essere attribuita al momento più alto della recente storia del club modenese: vale a dire la promozione in Serie A del 2001/2002.
La squadra, all'epoca allenata da Gianni De Biasi, riuscì a conquistare il doppio salto di categoria insieme al Como di Enrico Preziosi. Un'impresa storica per i canarini che riconquistarono la massima serie dopo 38 anni. Questa inaspettata promozione trovò impreparata sia la dirigenza del club che il Comune proprietario dello Stadio Braglia, dato che all'epoca l'impianto non era omologato per la massima serie. Pertanto, per fare in modo che la squadra potesse giocare tra le mure amiche, si dovette provvedere a soddisfare i parametri riguardanti gli impianti sportivi da Serie A.
Al termine di quella stagione il Modena raggiunse la salvezza, e si decise di rinegoziare l'accordo precedente tra Comune e Club. Il Sindaco, Giuliano Barbolini, e il Presidente della società, Romano Amadei, optarono per sostituire la convenzione quadriennale, fino ad allora in vigore, con un patto di 15 anni (avente scadenza l'anno 2017). Col documento in questione, club e Comune si sono inoltre spartiti l'onere economico dei lavori, in una proporzione del 50,1% contro il 49,9%. L'amministrazione comunale al contempo azzerò il canone di affitto dello stadio, considerandolo assorbito dagli oneri finanziari di ristrutturazione ammontanti a oltre 10 milioni di euro. Amadei accese un mutuo a nome della società presso l'Istituto per il Credito Sportivo, con una rata annuale di 616.690 euro.  Dopo questo accordo formale si iniziò una seconda fase di ristrutturazione, che terminò nel 2007,  e che portò il Braglia ad avere: una capienza totale di 20000 posti tutti numerati con i seggiolini e 3 lati su 4 coperti. Queste migliorie fecero diventare il Braglia uno stadio in grado di ospitare competizioni UEFA, tanto che la stessa nazionale in quegli anni giocò partite ufficiali a Modena.

L'avventura in Serie A durò solo due stagioni, e questo portò ad una diminuzione drastica degli introiti dei diritti tv, che come tutti sanno sono la fonte di ricavo principale della maggior parte dei club di calcio. Le stagioni successive disputate in Serie B hanno  permesso di adempiere sia la convenzione che il mutuo, fino a quando si sono dovute rinegoziare le condizioni per inadempienza. Le rinegoziazioni hanno portato alle seguenti modifiche:

- il prolungamento ulteriore della convenzione col Comune di altri 10 anni, con nuova scadenza nel 2027, che consentì alla società canarina di rinegoziare il mutuo stipulato nel 2002, con una diminuzione della rata annuale a 420.000 euro; 
- l'ulteriore  delibera da parte del Consiglio comunale che posticipò la scadenza della convenzione al 2034, permettendo al Modena di abbassare ulteriormente la rata annuale del mutuo a 261.754 euro.

Queste rinegoziazioni e la retrocessione in C di due stagioni fa - con un ulteriore diminuzione dei ricavi derivanti dai diritti tv - divennero fatali per le sorti del club.

Per quanto riguarda l'attuale situazione dello Stadio Braglia, il fatto che anche gli altri due club della provincia di Modena, ovvero Sassuolo e Carpi, che in questi anni hanno raggiunto risultati sportivi eccezionali (Sassuolo in Europa League e Carpi in Serie A), abbiano deciso di non usufruire più del Braglia, fa riflettere se questa continua miglioria a cui è stato e sarà sottoposto l'arena (sono previsti ulteriori interventi straordinari per i prossimi 3 anni) abbia senso; considerando che ad oggi non c'è nessun club interessato a sfruttare questo impianto. Inoltre, ha senso pretendere canoni d'affitto elevati per rientrare più velocemente da questi investimenti di manutenzione straordinaria, quando i club locali non sono disposti a sostenere la spesa di tali affitti?

Fabrizio Tarzia

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