Abolizione Decreto Dignità: una svolta per le società di calcio



L'abolizione del Decreto Dignità e il ritorno della pubblicità nel mondo del calcio stanno facendo discutere da settimane. La scelta del Governo, su forte spinta del Ministro dello Sport Abodi, sta tutto nell'idea di risanare il calcio italiano sempre più malato. Non è un segreto che il prodotto calcio, tra impianti fatiscenti e non di proprietà dei club di serie A, sia molto indietro rispetto al resto dell'Europa.

Tuttavia, dietro l'abolizione del Decreto Dignità emerge anche un'altra motivazione, molto più pratica. Come si legge, infatti, nel testo approvato alla Commissione Senato, il suddetto Decreto «ha ampiamente disatteso le aspettative del legislatore di allora non risultando affatto efficace al contenimento dei fenomeni di ludopatia. Il tutto poi a fronte di una riduzione delle entrate per le società sportive che ha penalizzato il sistema calcio italiano rispetto al contesto europeo».

Le conseguenze per il calcio italiano

Sono anni che il mondo del calcio chiede ai vari Governi di destinare una quota annuale dei proventi derivanti da giochi sullo sport e scommesse sportive agli organizzatori degli stessi eventi sui quali si scommette. Proprio raccogliendo questo appello, il Ministro dello Sport, Abodi ha usato il termine «diritto di scommessa» per far passare un concetto a lui caro. I club calcistici avvertono il peso della responsabilità di educare i giocatori, ma non traggono alcun beneficio dal loro impegno nel combattere la ludopatia. Per questo è stata introdotta il cosiddetto contributo di scopo per sostenere un settore in grande difficoltà, ma che permette allo Stato di macinare soldi.

In cosa consiste il contributo di scopo? In pratica, almeno l’1% degli incassi sulle scommesse sportive verrà destinato alle società di calcio. Tale contributo verrà gestito dallo Stato e verrà usato per costruire nuovi stadi e ammodernare di quelli vecchi. Non solo. Sulla scia di quanto già accaduto col Totocalcio si propone, poi, di riconoscere un’ulteriore quota al sistema calcistico per il perseguimento dei propri scopi istituzionali e per il finanziamento di specifici progetti sociali e sportivi e di formazione dei giovani all’interno delle società sportive. Tale quota dovrà essere vincolata al finanziamento di interventi in favore dei settori giovanili, dell’impiantistica sportiva e del calcio femminile.

Ovviamente, non mancherà una parte dedicata ai gioco patologico. Infatti, una parte dei contributi pubblici dovranno essere destinati a progetti di contrasto alla ludopatia e alla formazione e ai percorsi di studio dei giovani atleti. 

Come cambia il mondo del calcio

L'abolizione del Decreto Dignità permetterà alle società di calcio di stringere nuovi accordi di sponsorizzazione con le case da gioco online. Va detto che, già da qualche tempo, erano state messe in atto delle scappatoie. Diverse società, infatti, stringevano accordi di partnership con siti di scommesse per pubblicizzare siti che formalmente danno notizie e aggiornano sui risultati sportivi, pur contenendo nel nome un riferimento ad altri siti di scommesse online. 

Tuttavia, è chiaro che con il via libera alle sponsorizzazioni, gli introiti sono destinati ad aumentare. Le società di gaming sono disposte a strapagare un accordo, che dà accesso ad un pubblico nuovo e potenzialmente interessato al betting. Per fare qualche esempio: In Inghilterra l’accordo di sponsorizzazione Aston Villa-Betano, del valore di 40 milioni di sterline, supera secondo gli esperti di 13,6 milioni di sterline il valore di mercato stimato del club, mentre il contratto da 14 milioni di sterline tra il Nottingham Forest e Kaiyun Sports è più del doppio rispetto alle stime di 5,2 milioni di sterline. Undici su 20 squadre della Premier League hanno attualmente sponsor di scommesse.    

Parliamo di cifre importanti, dunque destinate a cambiare il panorama economico delle società calcistiche italiane. 



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