Sensi e Unicredit trattano per il futuro della AS Roma

Unicredit e Italpetroli provano a trovare un accordo sul futuro della As Roma scambiandosi le bozze del mandato a vendere la squadra di calcio. Ma nello stesso tempo la banca azionista al 49% del gruppo Sensi di cui è anche il principale creditore con 300 dei 400 milioni di debiti, secondo quanto risulta a Il Messaggero, mette nero su bianco la contestazione di inadempimento degli obblighi contrattuali di Italpetroli relativi alla violazione degli impegni contenuti nel piano siglato a luglio 2008. Questo sarebbe il passo formale di Unicredit per agire eventualmente in giudizio nei confronti dei Sensi che hanno il 51% del gruppo. Una possibilità che l’istituto guidato da Alessandro Profumo si riserva di fare solo nel caso in cui i legali delle parti non trovassero un’intesa sul contenuto del protocollo in base al quale attribuire a una primaria banca d’affari di elevato valore, un mandato a vendere il club giallorosso. Il mandato secondo il piano di Unicredit dovrebbe essere dato entro metà della prossima settimana. Fino a quella data quindi gli avvocati cercheranno di trovare una convergenza sulle modalità dell’incarico. Tra i punti qualificanti di queste condizioni ci sarebbero il prezzo minimo da cui partire, la quota del capitale della As Roma oggetto delle trattative, i criteri per arrivare al processo decisionale riguardo la cessione. Le prime bozze evidenziano però le posizioni differenti fra le parti, come sarebbe emerso anche due giorni fa nel corso dell’incontro fra gli uomini di Unicredit e quelli di Mediobanca, advisor dei Sensi avvenuto presso la sede di piazzetta Cuccia. I Sensi che continuano a operare nella pienezza dei poteri, come dimostra anche il rinnovo del contratto a Luciano Spalletti, vorrebbero conservare questa autonomia. E quindi eventualmente poter decidere loro se e a quali condizioni vendere difronte a offerte che allo stato non ci sarebbero. Nella versione di Unicredit ci sarebbe l’allestimento di un processo di vendita organizzato nel quale i pretendenti si farebbero avanti. E per regolamentare questo processo prevedono condizioni "oggettive”. Quindi la fissazione di un prezzo di base che farebbe scattare automaticamente la cessione, senza discrezionalità da parte di nessuno. E per rendere più appetibile l’operazione, la banca ritiene che l’asta debba avere ad oggetto l’intera quota posseduta da Italpetroli, mentre i Sensi non vorrebbero porre questa discriminante. Ora per trovare la soluzione condivisa la palla sta agli avvocati, anche se la contestazione formale di inadempimento inoltrata ieri da Unicredit a Italpetroli, rende ancora più complicata la situazione.


Tratto da: "Il Messaggero"

Nessun commento