Un calcio italiano che non vede oltre i soliti diritti tv

In questi giorni sta facendo discutere la registrazione telefonica pubblicata da Repubblica.it tra il Presidente della Lazio e della Salernitana, Claudio Lotito, e il Direttore Generale dell’Ischia Isola Verde, Pino Iodice. 
La discussione ha riguardato la situazione che vi è attualmente in Lega Pro e nel calcio italiano in generale.

Durante la conversazione le due parti esprimono le proprie opinioni e tesi, ma il concetto che ha fatto scalpore, è quello espresso da Lotito quando inizia a parlare della situazione difficile che stanno vivendo anche la Lega di Serie A e la Lega di Serie B. Il Presidente della Salernitana, infatti, ha dichiarato, tra le altre cose, che le varie promozioni di piccole realtà calcistiche che non hanno una storia e un bacino d’utenza di un certo livello, rappresentano un punto debole del calcio italiano, in quanto un campionato di Serie A con piazze come Carpi o Frosinone (esempi citati da Lotito) renderebbero il prodotto poco interessante all’estero, soprattutto in ottica di cessione dei diritti tv. In sostanza una Serie A con piazze così poco blasonate, depaupererebbero il valore del prodotto agli occhi dell’acquirente estero.

Molti dirigenti del calcio italiano hanno espresso la loro opinione, esprimendo disapprovazione per le affermazione fatte dal Presidente della Lazio Claudio Lotito, il quale ha ribadito la propria idea in una conferenza stampa in Lega calcio.

È ovvio che tale concezione sia completamente errata per diverse ragioni. Dal punto di vista sportivo è fantastico che piccole realtà riescano ad emergere, e arrivare al vertice del calcio italiano, perché rappresenterebbero l’emblema della meritocrazia non solo per quanto riguarda i risultati ottenuti sul campo, ma soprattutto per i risultati ottenuti attraverso la gestione del bilancio e dell’organizzazione. Risultati difficili da ottenere anche per chi ha gestito club blasonati con una storia importante. Inoltre se si continua a ragionare sul fatto che siano le tv a rappresentare la fonte di ricavo principale per i club nostrani, allora il calcio italiano non risorgerà mai, e continuerà a perdere l’appeal agli occhi del mondo, perché purtroppo la storia non basta più. Servono impianti moderni di nuova generazione, attività di marketing svolte all’interno dei club, e non appaltate a società esterne. 

La visione è errata e sconvolgente perché vuol dire che il bacino d’utenza delle realtà che ora sono piccole, col passare degli anni non possono svilupparsi. Quando invece, attraverso risultati sportivi positivi, e la realizzazione di infrastrutture moderne, tale obiettivo è sicuramente raggiungibile. Basti pensare al campionato inglese e ad una realtà come Swansea, per constatare che tali traguardi sono fattibili.

Altra cosa sconcertante è che in questi giorni in Lega di Serie A si sta discutendo sui criteri e parametri di sicurezza da attuare ogni qualvolta  un imprenditore voglia investire in un club di calcio, così da evitare che possano sorgere altri casi simili a quello del Parma. 
L’obiettivo della Lega è quello di imitare il modello inglese, ma in questa famigerata conversazione è emerso che di tale procedura se ne stia occupando ancora Lotito. Se così fosse, si andrebbe in contrasto con l’obiettivo che si vuole raggiungere, dato che il modello inglese vieta ad un imprenditore di essere co-proprietario di due club diversi. 
 Lotito da quanto risulta al pubblico non è solo proprietario della Lazio e della Salernitana, ma ha anche una quota importante del pacchetto azionario del Bari, inoltre egli ha un ruolo fondamentale sia nel consiglio della Lega calcio di Serie A che nel consiglio federale.
Come ha già detto l’A.D della Juventus, Giuseppe Marotta, tanto potere nelle mani di una singola persona porta sicuramente più danni che benefici.

Fabrizio Tarzia
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