La situazione degli stadi italiani e il confronto con l'estero

La scorsa settimana è stato presentato il ReportCalcio2015, analisi condotta da Arel, PWC e FIGC sulla situazione generale del calcio italiano rispetto quello europeo. 
Uno dei capitoli del report particolarmente interessante è quello relativo agli stadi di calcio presenti in Italia. I dati che emergono sono davvero allarmanti, a cominciare dalla proprietà dell'impianto. Considerando i quattro campionati professionistici, nella scorsa stagione, sono stati utilizzati 104 impianti, di questi, solamente uno è di proprietà del club (Juventus),  tre sono di proprietà di società terze, e i restanti 100 invece sono strutture comunali.Tra i tre impianti appartenenti a società terze, due sono impianti di Serie A, mentre uno è in Lega Pro. I due impianti di Serie A sono lo Stadio Olimpico di Roma, che è di proprietà del CONI, mentre il secondo è il Mapei Stadium, che è divenuto di proprietà della Mapei S.P.A, e quindi del Sassuolo, a febbraio 2014. Lo stadio di Lega Pro è quello di San Marino, denominato Stadio Olimpico di Serravalle, che è di proprietà del CONS (Comitato Olimpico Nazionale di San Marino).
Tali dati dimostrano la famigerata non lungimiranza dei club italiani nell'investire nelle strutture sportive, che sono l'asset principale su cui costruire il patrimonio delle società sportive.

Analizzando l'età di questi 104 impianti, gli stadi di Serie A sono i più anziani con un'età media di 61 anni. Togliendo lo Juventus Stadium inaugurato nel 2011, e lo Stadio Olimpico di Torino, inaugurato nel 2006, tale media aumenterebbe ancora di più, visto che degli altri 14 impianti utilizzati nella massima serie, ben otto sono stati costruiti tra il 1911 e il 1939. Per quanto riguarda invece gli impianti più "giovani", l'aspetto che deve far riflettere, è che, in occasione dei Mondiali del 1990, quindi 25 anni fa, furono costruiti ex novo solamente due impianti: il Delle Alpi di Torino, poi abbattuto per dare origine allo Juventus Stadium, e il San Nicola di Bari. Tutti gli altri impianti sono stati ristrutturati, ma non adeguatamente. In occasione della Coppa del Mondo, infatti, furono utilizzati 12 impianti, di questi come detto poc'anzi, uno è stato demolito totalmente, degli altri undici impianti, solo sei sono dotati di copertura su tutti i quattro i lati dello stadio. Dei cinque non dotati di copertura totale, uno è stato demolito parzialmente (Friuli di Udine), mentre i restanti sono oggetto di continui miglioramenti, ma oggettivamente poco significativi.





Osservando sempre l'età degli stadi di Serie A, emerge il dato che dal 2000 ad oggi, sono stati realizzati solamente due impianti nuovi, ovvero i due di Torino, (al netto del Nuovo Friuli di Udine che è in fase di ultimazione). Di questi due, solo uno è stato realizzato a spese di un club, mentre l'altro è stato realizzato per aver ospitato un evento internazionale importante come l'Olimpiade invernale. Non vi è la contro prova, che tale impianto sarebbe stato realizzato ugualmente, ma considerando che l'Italia ha sempre investito in strutture sportive solamente in occasione di eventi internazionali, tale dubbio rimane, visto che dal 1990 ad oggi - ovvero dopo che l'Italia ha ospitato l'ultimo torneo calcistico internazionale - sono stati realizzati solo tre impianti: i due già citati e lo Stadio di Reggio Emilia inaugurato nel 1995.

Se vogliamo estendere tale dato a tutti gli stadi d'Italia, e quindi non solo quelli di Serie A, gli ultimi impianti italiani realizzati ex novo - con una capienza di almeno 10.000 posti - sono: lo Stadio Gaetano Bonolis di Teramo inaugurato nell'aprile 2008, lo stadio San Filippo di Messina, che ha debuttato nell'agosto del 2004 - e che nel 2011 ha avuto un crollo strutturale - lo Stadio Nereo Rocco di Trieste, che ha avuto il suo battesimo nell'ottobre del 1992, e per finire lo Stadio Del Conero di Ancona ultimato nel dicembre 1992. Di questi stadi solamente lo stadio Nereo Rocco è dotato di una copertura totale in tutti i quattro i lati.




Altro dato che fa riflettere è che il 63% degli impianti di Serie A è dotato di pista d'atletica, una percentuale altissima, che è una conseguenza, ancora, dei mondiali del 1990. Alcuni addetti ai lavori dicono che gli impianti per il mondiali furono dotati di pista d'atletica per volontà della FIDAL (Federazione Italiana Di Atletica Leggera). Essendo un evento calcistico, non si capisce perchè la FIDAL abbia preteso tali piste, in ogni caso sarebbe interessante sapere quanti eventi all'anno di atletica ospitano tali impianti, e soprattutto quanti spettatori sono presenti a tali eventi.

Come capienza gli stadi di Serie A hanno una media di 39.665 posti, con il 58% di riempimento, ovvero 23.008 spettatori. Mentre in Germania l'affluenza media è di 43.457 spettatori, in Inghilterra è di 36.670 e in Spagna è di 26.955. Unico paese, che ha una media spettatori inferiore - rispetto a quella italiana - è la Francia con 20.953.

Per quanto riguarda gli impianti di Serie B della stagione scorsa, emerge che il 41% è dotato di pista d'atletica. Anche in questo caso è un valore troppo elevato se si pensa che il Presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi, ha dichiarato che entro il 2020 tutti gli impianti di Serie B non dovranno più possedere ne' pista d'atletica ne' pista di velocità per biciclette.

Ulteriore aspetto, che fa pensare, è che il 60% degli impianti di B è scoperto. Per un campionato che ha deciso di giocare 3 partite durante le feste natalizie, e con conseguenza di una probabilità alta di condizioni climatiche incerte, è sicuramente un aspetto a cui porre rimedio.
L'aspetto positivo è che la Lega di Serie B da questo punto di vista si sta muovendo, attraverso la propria piattaforma BFutura, mentre la Serie A come Lega non sta facendo ancora nulla.

Fabrizio Tarzia

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