Alla Next Generation Cup, si è svolto il primo workshop della quarta edizione della Next Generation Educational
A Pesaro, nel corso della Next Generation Cup, si è svolto il primo workshop della quarta edizione della Next Generation Educational, l’iniziativa di LBA realizzata da A Better Basketball sul tema dell’educazione scolastica, la dual career e la post carriera. Nelle sale dell’Hotel Baia Flaminia, oltre 150 giocatori/studenti dei vivai LBA, salutati dal direttore dell’area sportiva di Lega Basket, Francesco Riccò, hanno ascoltato dal vivo le “lezioni” di Claudio Coldebella e Alessandro Mamoli e a quelle, in video, degli azzurri Pippo Ricci, che ha concluso gli esami e si laureerà presto in matematica, Nico Mannion e Guglielmo Caruso. Un prezioso contributo è arrivato da Sergio Scariolo, allenatore della Virtus Bologna e della Nazionale spagnola, nonché dottore in Giurisprudenza. I giocatori della Next Gen Cup sono stati coinvolti in un sondaggio misurandosi poi con un argomento fondamentale e delicato, i social media, con l’intervento del responsabile dell’area digital di LBA, Massimo Cortinovis. La novità è stata la partecipazione di Umana Spa, sponsor della manifestazione, con un intervento di Giovanna De Vito sul mondo del lavoro.
Claudio Coldebella, 111 presenze in nazionale, nelle ultime 4 stagioni dirigente in Russia a Kazan in Eurolega e vice presidente della Assi Manager, parlando delle sue esperienze ha sottolineato come il talento, che tutti i giocatori di basket di un certo livello come quelli dei vivai LBA posseggono, debba essere considerato solo il punto di partenza e non di arrivo: “Bisogna prepararsi per poter affrontare le scelte importanti, spesso inattese, della carriera e della vita – ha raccontato ai giocatori della Next Gen Cup -. Nulla sarà facile e la differenza la fa allenarsi per gestire al meglio le difficoltà. I miei punti cardinali? La passione, che è sempre la base di tutto, la conoscenza che va continuamente alimentata e approfondita sia a livello accademico che pratico, non dare mai nulla per scontato e costruire durante la carriera delle relazioni personali importanti. Io, ancora quando giocavo, ho viaggiato in tutto il mondo per vedere il basket, ho conosciuto molte persone e fatto esperienze importanti per il mio futuro”.
Alessandro Mamoli, giornalista di Sky Sport, si è concesso ai tanti selfie che i giocatori hanno voluto fare con lui. “Io nasco giocatore di basket, sanguinavo di passione per la pallacanestro ma paradossalmente, quando ho raggiunto il massimo dei miei sogni, entrare nella rosa dell’Olimpia Milano di Mike D’Antoni e entrare in campo in Serie A, ho avuto l’onestà intellettuale di capire che non sarei mai diventato un giocatore di quel livello. Ho continuato a giocare per più di dieci anni nelle minors, mentre facevo di tutto: caporale istruttore delle reclute al militare, Dj nelle discoteche, imprenditore nell’animazione turistica. Ognuna di queste cose, alimentata dalla passione per la musica, i video, la produzione di spettacoli, il saper utilizzare Internet quando era appena nato, mi ha dato quelle conoscenze che, quando è arrivata l’opportunità di lavorare a Sky, mi hanno permesso di fare quello che faccio oggi. Il mio obbiettivo di allora era diventare Flavio Tranquillo o Federico Buffa, oggi, con la padronanza delle tecnologie che ho maturato, la cosa che mi piace di più è ideare, scrivere e realizzare dei documentari nel modo più innovativo possibile. Un consiglio ai ragazzi? Tutte le esperienze che state facendo, vi saranno utili più avanti. E guardate le partite complete e non solo gli highlights se volete crescere come giocatori”.
Giovanna di Vito, dell’area politiche attive di Umana Spa, sponsor LBA e della Next Generation Cup, ha introdotto i ragazzi della Next Gen al mondo del lavoro: “Ci sono molte analogie tra quel mondo e il basket. Il mercato del lavoro è un contenitore di opportunità, dipende da come lo si guarda: più aumento il mio campo visivo non accontentandomi di vedere solo la punta dell’iceberg, più si sviluppano le mie capacità, più cresceranno le opportunità davanti a me. Il saper fare mi porta al saper essere, per cui è necessario allenare e migliorare il saper fare così da diventare i migliori professionisti possibili”.
Massimo Cortinovis, è tornato per la terza volta a Next Generation Educational dando nuovi e ulteriori stimoli sull’utilizzo corretto, i rischi e le grandi opportunità dei social network. “Perché i social sono importanti per un atleta professionista? – ha domandato -. Primo, perché sono tutti lì, anche in Italia quasi il 90% della popolazione adulta è connessa. Secondo, perché dà la possibilità agli atleti, che in quanto tali sono personaggi pubblici, di farsi conoscere per quello che realmente sono, senza intermediari che possono, in alcuni casi, travisare il messaggio che si vuole comunicare. Terzo, perché da tutte le ultime ricerche sulla Nba, risulta che è l’atleta, più che la squadra, a suscitare l’interesse e la curiosità dei tifosi, e che, quindi, sono soprattutto i giocatori che hanno la capacità di promuovere l’immagine e la popolarità del basket, delle squadre e del campionato in cui giocano”.
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