Il Direttore Generale FIGC Michele Uva ribadisce l’importanza della valorizzazione dei settori giovanili

Si è tenuto ieri a Roma il convegno “La specificità dello sport e la formazione dei giovani atleti nel diritto dell’Unione Europea”.
L'incontro è stato organizzato dal CONI in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del semestre italiano di Presidenza dell’Unione Europea.

L'intervento di apertura è stato affidato al presidente del Comitato Olimpico Nazionale Giovanni Malagò il quale ha voluto testimoniare il suo apprezzamento per quanto recentemente fatto dalla Federcalcio nella difesa dei vivai; a seguire sono poi intervenuti il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei Ministri Graziano Delrio, del vice direttore generale a Istruzione, Cultura, Gioventù e Sport della Comunità Europea Jens Nymand Christensen e del Membro CIO Mario Pescante.

Particolarmente intenso l'intervento reso dal Direttore Generale FIGC Michele Uva il quale, sull'onda riformatrice paventata dalla federazione pochi mesi fa, ha ribadito l’importanza della valorizzazione dei settori giovanili “in termini economici (la UEFA all’interno del Financial Fair Play esclude le spese sostenute per l’attività giovanile nella riclassifica del bilancio), in termini di immagine e senso di appartenenza e a livello sportivo” citando come esempio l'esperienza posta in essere negli ultimi anni dal club spagnolo del Barcellona, club che è stato in grado di costruire dal vivaio circa il 90% della propria rosa.
Uva ha poi sottolineato che i settori giovanili rappresentano un significativo strumento di sviluppo della dimensione sociale precisando che solo in Italia, nel 2012/2013, i calciatori stranieri partecipanti ad attività giovanile tesserati per la FIGC ammontano ad un totale di 35.829 (+2,9% rispetto al 2011/2012 e +13,6% rispetto al 2009/2010).
Richiamando inoltre gli effetti del dopo sentenza ‘Bosman’, periodo a seguito del quale si è registrato un aumento in Serie A del numero degli stranieri, passati dai 67 del 1996 ai 277 del 2014/2015, il Direttore Generale della Federcalcio ha anche ammesso che risulta fondamentale correre ai ripari per tutelare le squadre nazionali portando avanti quel sistema di riforme già avviato dalla FIGC nel Consiglio Federale del 20 novembre 2014, in occasione del quale è stata approvata una serie di provvedimenti: rose delle squadre di Serie A composte da non più di 25 calciatori, di cui 4 cresciuti in Italia e 4 formati nel vivaio del club per cui sono tesserati (con libero tesseramento di calciatori Under 21) e società che avranno la possibilità di tesserare un massimo di 2 extracomunitari a stagione, a condizione che uno vada a sostituire un altro extracomunitario presente in rosa e che l’altro abbia un comprovato curriculum sportivo.
In chiusura il DG della Federcalcio ha poi avanzato alcune proposte da portare all’attenzione del legislatore e per la precisione la possibile introduzione di un principio più elastico che preveda che almeno il 50% dei giocatori provenga dai vivai nazionali.

Il Presidente della FIGC Carlo Tavecchio a corollario dell'intervento di Uva ha voluto sottolineare come l’Europa abbia finora perso l’occasione di tutelare davvero la specificità dello sport: ed ha in particolare affermato: “Purtroppo il Trattato di Nizza, che poteva davvero essere il fondamento di una politica di tutela dei vivai nazionali nell’ambito dell’Unione, è rimasto sulla carta: mi auguro che il futuro sia più roseo rispetto a quanto è stato finora”.

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