10 anni di calcio: da Genova a Bilbao, mondi paralleli


Dieci anni nel pallone, in cui tutto è cambiato, da ogni punto di vista. Regole, moviola in campo, comproprietà scomparse, diritti tv, nuove competizioni per club ed internazionali: tutto quello che poteva essere stravolto è stato toccato, eppure, dei fili comuni denominatori permangono, scopriamo quali.

Il calcio italiano nell’ultima decade ha vissuto uno dei periodi più bui della sua storia, sia a livello di squadre di club che di Nazionale. Nessun titolo europeo, l’ultimo è ancora quello dell’Inter nel 2010, ma soprattutto la nefasta notte di novembre che nel 2017 vide l’Italia essere estromessa dai Mondiali di Russia per mano della Svezia, a San Siro. Una notte che ha sancito un cambiamento indispensabile per il nostro movimento e che è evidente abbia portato dei frutti. D’un tratto ci siamo riscoperti un Paese pieno zeppo di giovani talenti, a cui non era più data alcuna fiducia, dove il coraggio di puntar su di loro era svanito in nome del sempre crescente amore per l’esterofilia.

Dati tutti evidenti e mostrati palesemente da bwin all’interno di un’infografica sull’ultimo decennio del calcio moderno, che ha preso in esame gli ultimi dieci anni con usi e consumi delle società dei principali tornei europei. La squadra che ha cambiato più giocatori in assoluto in questa decade è il Genoa, con ben 205 giocatori ruotati fra sessione estiva ed invernale di mercato, grazie al sempre attivissimo Presidente Preziosi. La squadra che ha messo in campo il maggior numero di nazionalità è la Roma, ben 37: un altro record non proprio invidiabile per il calcio italiano. E non finisce qui, perché nella top ten delle squadre che meno spazio hanno dato ai giovani troviamo un quasi dominio totale dei nostri club: Lazio, Inter, Udinese e Fiorentina su tutte.


Un percorso che sta cambiando in questi ultimi anni, ma che appare ancora piuttosto lontano da quello di altre società modello nel panorama internazionale. Esistono poi così emblematici ed unici come quello dell’Athletic di Bilbao, la cui politica societaria da sempre è quella di far arrivare in rosa solo ed esclusivamente giocatori baschi o di tale origine: lo dimostra il recente rifiuto ad Higuain, nonni baschi ma elemento non sufficiente per renderlo tesserabile dalla storica squadra della Liga.

In Inghilterra l’Arsenal detiene il record di minuti concessi ai giocatori non inglesi negli ultimi dieci anni, addirittura l’84% del totale: mentre il City si è reso protagonista delle più laute spese economiche di questa decade, che però non hanno portato ad alcun titolo europeo e anzi, alla recente pesante squalifica dalla Uefa, la quale ha escluso i Citizens dalle prossime due edizioni della Champions League.

L’augurio è che, per i prossimi dieci anni, l’Italia torni ad essere quel paese punto di riferimento non solo per i più grandi campioni del panorama europeo, ma anche terra fertile per i tantissimi talenti dei nostri vivai.

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