Europa League, un tesoro da 198 milioni: perché i club italiani puntano sulla competizione
L’Europa League, nel corso degli anni, ha acquisito sempre più fascino, attenzione, visibilità e pubblico. Le ultime edizioni sono state appassionanti e avvincenti, con tantissime sorprese e colpi di scena, oltre che con partite divertenti e scoppiettanti. Insomma, in tante squadre hanno deciso di puntarci, trasformando questa competizione in un vero e proprio obiettivo stagionale. L’esempio del Tottenham dello scorso anno fa capire fin troppo bene questo ragionamento. Ed è per questo che diventa più che lecito chiedersi quale sia il valore, dal punto di vista di profitti, della EL. Mai come in questo caso, le cifre parlano molto chiaramente.
Non vi è alcun dubbio sul fatto che, la formula a girone unico, che ha preso il via dallo scorso anno, abbia cambiato le carte in tavola e alcune situazioni rispetto a ciò che accadeva e succedeva fino a due anni fa. Infatti, con questa nuova procedura, a fare la differenza è riuscire, al termine del girone unico, ad arrivare tra le prime otto. Entrare difatti in top eight consente di accedere direttamente agli ottavi di finale, saltando il turno di play-off, che nasconde non pochi rischi e insidie.
PREMI, RICAVI E IMPATTO ECONOMICO PER I CLUB PARTECIPANTI
Ma quanto porterebbe questo traguardo nelle casse dei singolo club? Innanzitutto un premio pari a 600mila euro, che assume i contorni di un vero e proprio bonus classifica. A questa cifra va aggiunto 1,75 milioni di euro, che è il premio d’accesso ai suddetti ottavi di finale. Ovviamente le cifre sono destinate ad aumentare se il cammino continua, con i quarti che valgono 2,5 milioni di euro, le semifinali 4,2, la finale sette e la vittoria finale un ulteriore bonus di sei milioni. Insomma, non si sta parlando di Champions, ma sicuramente di un bottino tutto sommato importante e consistente per le casse di una società.
C’è poi un’altra questione da tenere assolutamente in considerazione se si parla di lato meramente economico. Ed è un’altra importante novità che è stata introdotta lo scorso anno assieme alla nuova formula. Infatti, come si è visto nella passata stagione, sono state unificate le voci del ranking storico e del market pool. Il tutto porta a una “torta” di ben 198 milioni, che vanno poi divisi e spartiti tra tutti i 36 club partecipanti all’Europa League. Sull’aspetto del market pool va comunque spiegato che quest’ultimo si distribuisce in base al valore proporzionale di ciascun mercato televisivo nazionale rappresentato dalle squadre in competizione e al rendimento di queste ultime. Per fare un esempio, lo scorso anno Roma e Lazio hanno superato i 20 milioni di euro di guadagno. E, a chiudere il cerchio, sono gli incassi dello stadio e di tutto l’indotto. Insomma, pur non essendo la Champions, l’EL conta davvero.
CRESCE L’INTERESSE DELLE ITALIANE PER LA RIBALTA EUROPEA
Negli ultimi anni l’attenzione verso la qualificazione delle squadre italiane in Europa League è cresciuta in modo tangibile, sia per il prestigio sportivo sia per l’impatto economico che questa competizione garantisce. L’allargamento del format e la redistribuzione dei premi hanno reso il torneo un obiettivo concreto anche per club che, pur non potendo ambire alla Champions League, intendono rafforzare la propria presenza internazionale e consolidare il bilancio. In questa stagione, come riporta IlVeroGladiatore, le principali candidate italiane alla fase a eliminazione diretta dell’Europa League sono formazioni come Roma, Fiorentina e Lazio, che dispongono di organici competitivi e di un’esperienza europea significativa. A completare il quadro vi sono realtà emergenti pronte a sfruttare la vetrina continentale per accrescere il proprio valore tecnico e commerciale.
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