Steph Curry e Under Armour si separano dopo 12 anni



La rottura tra il campione Nba e il marchio di Baltimora ridisegna equilibri nel settore dello sportswear: Curry porterà con sé la proprietà intellettuale del proprio brand e sarà libero di rilanciare la sua signature line dal 2026.

Un divorzio dall'impatto strategico

Dopo una collaborazione durata 12 anni, Steph Curry e Under Armour hanno annunciato la loro separazione, definita "decisione reciproca". La partnership — avviata nel 2013 quando Curry lasciò Nike — aveva trasformato il campione dei Golden State Warriors nel volto più riconoscibile del marchio di Baltimora.

Under Armour rilascerà ancora un'ultima signature shoe, la Curry 13, prevista per febbraio 2026; dall'ottobre 2026, invece, Curry sarà libero di gestire autonomamente il proprio brand, avendo ottenuto la piena proprietà intellettuale del logo e della signature line.

Un'alleanza nata come colpo di mercato

L'accordo del 2013 fu all'epoca visto come un vero e proprio colpo per Under Armour, che accolse Curry dopo un controverso round di negoziazione con Nike. Negli anni successivi l'atleta divenne l'asse portante della comunicazione basketball del marchio, contribuendo a costruire una signature line di grande successo commerciale.

Il contesto aziendale: Under Armour in fase di ristrutturazione

La separazione avviene in un momento particolarmente complesso per Under Armour. Il titolo aziendale ha accusato performance negative negli ultimi anni e l'azienda ha avviato un piano di ristrutturazione che include tagli al personale e l'uscita da contratti universitari onerosi.

  • Andamento azionario negativo (forte calo rispetto ai massimi storici).
  • Piani di riduzione dei costi e revisione del portafoglio sponsorship.
  • Strategia dichiarata di ritorno al "core brand comeback".

Le opzioni per Steph Curry: indipendenza o nuovo partner

Dal 2026 Curry avrà più strade percorribili. Le principali opzioni sul tavolo sono:

  1. Accordo con un grande marchio globale (Nike, Adidas o altri contender), che potrebbe rilanciare la signature line su scala mondiale.
  2. Costruire un brand indipendente, replicando il modello di ownership visto in altri top athlete celebri.
  3. Partnership strategiche con player emergenti o operatori tech che combinino licensing, equity e presenza digitale.

Implicazioni per lo sports marketing

Il caso Curry-Under Armour è significativo per due motivi principali:

  • Shift di potere verso gli atleti: la proprietà dell'IP e il controllo della signature line dimostrano come i top athlete richiedano sempre più diritti e partecipazione al valore generato.
  • Rivalutazione delle partnership: i brand devono bilanciare investimenti in ambassador di alto profilo con la necessità di sostenibilità economica e di focus sul core business.
“Gli atleti di élite non cercano più solo stipendio e royalty: vogliono ownership e controllo del proprio brand”, osservano gli analisti di settore.

Conclusione: una svolta destinata a fare scuola

La separazione ufficializza tendenze già in atto nel mercato: l’ascesa di modelli di partnership più flessibili, la maggiore attenzione degli atleti alla proprietà intellettuale e la necessità per i marchi di rinnovare le proprie strategie commerciali. Per Under Armour è una prova di stress strategico; per Steph Curry, un’opportunità per trasformare fama e credibilità sportiva in controllo diretto del valore economico della sua immagine.

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