Il mercato di gennaio e il Financial Fair Play

La Juventus ha piazzato il colpo Matri nell’ultimo giorno di mercato dopo aver più volte dichiarato, per bocca del DG Marotta, che acquisti a sorpresa fossero da escludere. A far tornare sui propri passi la dirigenza juventina è stato decisivo il ko subito in casa con l’Udinese, ma resta il fatto che il club bianconero dopo essersi ritirato dalla trattativa per Pazzini, giudicata troppo onerosa, ha concluso con Matri per cifre non molto lontane da quelle pagate dall’Inter per il “Pazzo”.
L’esborso immediato è di 2,5 milioni di euro per il prestito, con il diritto di opzione per l’acquisizione a titolo definitivo del calciatore a fronte di un corrispettivo di € 15,5 milioni. A queste cifre va aggiunta la risoluzione a favore del Cagliari dell’accordo di partecipazione (ex art. 102 bis N.O.I.F.) relativo al diritto alle prestazioni sportive del difensore Ariaudo, per un corrispettivo fissato in € 2,5 milioni pagabili nell’esercizio.
Questa formula del prestito è stata ampiamente utilizzata dalla Juventus in estate per rafforzare la rosa e poter essere competitivi su tre fronti, soprattutto cercando di spendere il meno possibile in una stagione, orfana degli introiti Champions, che chiuderà il bilancio con una perdita significativa. Le stime parlano di 50 milioni di euro.
Il prossimo anno la società bianconera ha fatto sapere che con molta probabilità riscatterà i prestiti di Aquilani e Quagliarella con un esborso che si aggira intorno ai 30 milioni, se decidesse anche di fare uno sforzo per Matri si arriverebbe a 45 milioni, troppi per una società che rischia di non partecipare neanche alla prossima Champions League. Ma soprattutto troppi in vista dell’attuazione del Fair Play Finanziario voluto fortemente da Platini, dove l’elemento principale del regolamento sarà il requisito di pareggio che interesserà i bilanci finanziari di fine 2012. In base a tale requisito, i club non potranno spendere più di quanto guadagnano.
Chi invece non si preoccupa minimamente dell’attuazione del Fair Play Finanziario è il Chelsea di Abramovich, che non ha badato a spese in questa sessione di mercato. In un giorno solo si è aggiudicato l’attaccante spagnolo Torres dal Liverpool e il difensore del Benfica David Luiz. Costo totale dei due calciatori 83 milioni secondo i tabloid inglesi. Non è stato da meno il Liverpool, che neanche il tempo di incassare i soldi per la cessione di Torres, si è aggiudicato gli attaccanti Suarez dall’Ajax e il classe ‘89 Andy Carroll dal Newcastle, costo totale 66 milioni circa, sempre secondo la stampa britannica.
Come si comporteranno le rispettive proprietà dei due club inglesi tanto attivi sul mercato, in virtù dell’attuazione dei regolamenti finanziari dell’Uefa, ad oggi nessuno può saperlo. L’enorme indebitamento che i club della Premier League hanno sul groppone non è roba da poco e come ha più volte dichiarato Platini, l’Uefa sarà intransigente e nei prossimi due anni tutti i club dovranno adeguarsi.
Da uno studio fatto proprio dell’Uefa, si scopre che se il Financial Fair Play (FFP) fosse già in vigore da quest’anno, molti top club sarebbero a forte rischio di iscrizione alle competizioni europee.
Le squadre italiane a differenza di quelle inglese, già da tempo sono entrate nell’ottica di adeguarsi alle direttive imposte dall’Uefa, il Milan dopo le cessioni eccellenti di Kaka e Shevchenko, è tornato solo quest’anno a spendere per rinforzare la rosa a disposizione di mister Allegri, ma sono state scelte dettate soprattutto dalle esigenze di mantenere un certo livello competitivo sia in Italia che in Europa. Anche perché nelle due stagioni precedenti un certo adeguamento dei conti c’era stato con la politica di austerity portata avanti da Galliani.
La Juventus post calciopoli mira con rigore a contenere i costi del personale tesserato, fatta eccezione per gli ultimi senatori come Buffon e Del Piero, chi arriva oggi alla Juve non guadagna più di 2,5/3 milioni a stagione. Inoltre la società bianconera potrà beneficiare dal prossimo anno, del vantaggio competitivo di avere uno stadio di proprietà che può generare una fetta di introiti consistente.
L’Inter nonostante il pieno di ricavi con il “triplete” e la cessione di importanti calciatori, non naviga ancora in buone acque dal punto di vista finanziario. L’ultimo bilancio si è chiuso con una perdita di 69 milioni di euro, nonostante l’aumento del fatturato, delle plusvalenze derivanti dalle cessioni di Ibrahimovic e Balotelli e della sopravvenienza attiva registrata con la risoluzione del contratto di Mourinho. Inoltre a preoccupare i dirigenti nerazzurri è anche il costo del personale troppo elevato per rispettare i parametri imposti dall’Uefa. Proprio quest’ultimo aspetto è quello che viene preso maggiormente in considerazione dai dirigenti di Corso Vittorio Emanuele II, cercando in futuro di attuare una politica volta a contenere il costo del personale.
Per il FFP il rapporto fra costi del personale e il totale dei ricavi non dovrà superare il 70%.
Sarà anche il timore delle sanzioni Uefa, ma i club nostrani non riescono più competere con gli altri club europei, il divario cresce sempre più. A farne le conseguenze è soprattutto il prodotto Serie A che perde appeal nei confronti della Premier League, della Liga e anche della Bundesliga. Servono degli interventi urgenti soprattutto per gli impianti sportivi che, a differenza degli altri, per noi sono un costo e non un ricavo.
Giuseppe Berardi
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