Milano in Superlega e la situazione del volley in Italia. Intervista a Marta Robecchi, responsabile marketing e comunicazione di Powervolley Milano.

Per parlare del ritorno alla Serie A1 di Milano, e per discutere della situazione generale del volley italiano, Sport Business Management ha intervistato Marta Robecchi, responsabile marketing e comunicazione di Power Volley Milano.

Dopo 7 stagioni Milano ha una squadra nella SuperLega, il massimo campionato nazionale di pallavolo, come è stata la risposta del pubblico?

La risposta del pubblico c’è e lo dimostra la media spettatori delle partite casalinghe, nonostante gli scarsi (purtroppo) risultati sportivi. Milano è una piazza con realtà sportive molto blasonate in tante discipline. E’ molto importante quindi farsi conoscere, e far affezionare il pubblico al nostro sport. Ovviamente essendo tornati ad alti livelli dopo tanto tempo, abbiamo dovuto lavorare molto dal punto di vista della comunicazione, presenziando a molte iniziative, entrando nelle scuole, andando a trovare i ragazzi delle altre società giovanili del territorio.
Abbiamo fato molto in questi mesi e c’è ancora moltissimo da fare.
In una Milano dove si parla da mesi dell'EXPO, non esiste un palazzetto dello sport dove si possano disputare gare di pallavolo e basket di Serie A. Questa situazione degli impianti non facilita certo il nostro lavoro. Il PalaLido è ancora nel pieno dei lavori, interrotti e ripresi più volte con la nuova promessa della data di fine lavori per ottobre 2015 (l’anno scorso era ottobre 2014 e siamo ancora al punto di partenza) e noi siamo costretti ad andare in trasferta a Desio, appena fuori Milano e non raggiungibile con i mezzi pubblici. Questo è un fattore che oltre a costare molto in termini economici, penalizza molto il pubblico milanese.
A Milano c'è tanta voglia di pallavolo e le due partite che abbiamo disputato al Forum di Assago (che non è Milano, ma è pur sempre raggiungibile con la metro verde) contro Modena e Trento, con più di 4.500 spettatori la prima volta e quasi 4000 la seconda, ne sono la prova.

Con l’avvento dei social network, le società sportive sono sempre più alla ricerca di un maggiore engagement con i fan. Quali sono le attività e i progetti che portate avanti sotto questo punto di vista?

Fino all’anno scorso la società utilizzava solo una pagina Facebook e, oltre ad avere pochi “like”, era gestita in modo obsoleto, senza coinvolgimento del pubblico. Da settembre abbiamo cambiato strategia cercando di aumentare i fan e l’engagement attraverso molte azioni. Per quanto riguarda Twitter, è stato aperto a inizio stagione un profilo e sta andando molto bene. Anche i nostri atleti hanno un profilo Twitter, così come alcuni nostri sponsor che cerchiamo sempre di coinvolgere. YouTube invece è un social particolare, che le squadre della SuperLegA sono quasi "obbligate" a sfruttare per far fronte al requisito minimo delle visualizzazioni del canale. Questa cosa all’inizio ci metteva in difficoltà, poi con il passare del tempo e sfruttando molto la fantasia, ci siamo inventati video di presentazione, interviste e video simpatici di promozione. Infine, ci tengo a citare anche Instagram, ultimo profilo aperto sul quale non abbiamo ancora investito molto in termini di tempo e lavoro, ma che nonostante tutto sta dando i suoi buoni risultati a soli cinque mesi dall’apertura.

A differenza del calcio, la pallavolo non può contare sulle cospicue entrate derivanti dai diritti tv, e le sponsorizzazioni restano la fonte principale del fatturato. Cosa si può fare affinché ci possa essere una maggiore diversificazione dei ricavi?

Bella domanda. Calcolando che non possiamo far rientrare neanche il ticketing tra le fonti del fatturato, l’unica soluzione sarebbe forse avere un palazzetto, non dico di proprietà, ma almeno in gestione e nella propria città. Avendo la gestione della struttura, si possono organizzare eventi o affittare a terzi ricavando qualcosa, ma per fare questo il club si dovrebbe munire di più personale, cosa non sempre sostenibile. Vedo veramente difficile la diversificazione dei ricavi nella pallavolo.

Come giudichi lo state di salute della pallavolo in Italia dal punto di vista economico e finanziario?

La federazione pallavolo non ha mai avuto problemi a livello economico. Il centro sportivo Pavesi dove noi abbiamo gli uffici e ha sede anche il Club Italia femminile di A2 (foresteria compresa) e del CR FIPAV Lombardia è stato costruito dalla federazione. Inoltre sono ormai anni che un brand come KINDER investe un budget importante nella pallavolo maschile e femminile, che pare sia lo sport preferito dalle mamme. Se però ci allontaniamo dalla federazione per addentrarci nelle singole società sportive la situazione cambia: la crisi c’è stata e si è vista, le aziende che investono nella pallavolo sono poche. In Italia da sempre, i Club di Serie A sono sempre stati sorretti da singoli imprenditori appassionati dallo sport che oggi però fanno fatica e molta. Bisogno quindi stringere i denti e saper inventare sempre qualcosa di nuovo per attirare l’attenzione di piccoli-medi sponsor disposti ad investire sulla pallavolo e sui suoi valori, cercando di creare uno zoccolo di sponsor.

Nell’ambito delle attività di marketing, la Lega Pallavolo può fare di più?

La Lega quest’anno sta cercando di aiutare le Società organizzando dei workshop su più tematiche a cui possono partecipare i vari dirigenti. Questa la reputo un’ottima iniziativa, ma sono anche dell’idea che ci si possa sempre migliorare e fare di più.

Come valuti lo spazio che i mass media dedicano alla pallavolo?

L’ondata positiva dei mondiali femminili ha portato sicuramente più notorietà alla disciplina. Noi come PVM siamo stati citati in due servizi della Domenica Sportiva, per via dell’elevata affluenza di pubblico in occasione delle due gare disputate al Forum di Assago. Per quanto riguarda i media locali, vengono trasmesse in differita delle gare su Rete55 alla sera verso le 22, poi siamo ospiti a Radio Milan Inter in diretta il mercoledì dalle 12 alle 13 su TeleMilano + blu, canale 12 del DDT.


Per quanto riguarda la stampa nazionale, lo spazio non è elevato, a meno che non si è nel periodo di un evento importante come possono essere le Olimpiadi per esempio. Per quanto riguarda i giornali locali, essi dedicano sicuramente più spazio alla squadra. Certo magari se Milano iniziasse a vincere e se la nazionale maschile raggiungesse qualche traguardo importante ci sarebbe sicuramente maggior spazio sui mass media.

I pallavolisti sono formalmente qualificati come dilettanti, ma di fatto sono veri e propri professionisti. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

I Pallavolisti di fatto sono dei professionisti. Sono dilettanti solo ai sensi della legge che regola i loro contratti di lavoro, la famosa legge Pescante. La pallavolo non rientra negli sport definiti “Professionistici” perché non sarebbe assolutamente sostenibile dal punto di vista economico. Nel nostro sport non c’è ancora una costante stabilità economica dei club e ogni anno vediamo scomparire società storiche, vedi l'esempio della Sysley due anni fa e di Cuneo lo scorso anno.

Intervista di Fabrizio Tarzia

1 commento

Andrea Annunziata Sporthink ha detto...

tutto giusto ma... è stata sul vago relativamente alle modalità marketing sui social network. Peccato perchè su questo ambito si deve lavorare molto in Italia e come sistema, dato poi che sono centinaia i blogger che parlano di Seo non credo abbia nulla di così segreto da tenere per sè...