Licenze UEFA, buste di compartecipazione, moduli di ripescaggio. Esempi dove la documentazione e il rispetto delle scadenze sono costati cari ai club italiani di calcio

Nell'ultimo periodo la compilazione scorretta o non completa, di documenti ufficiali, è costata cara a diversi club di calcio italiani. Tali società, infatti, si sono viste togliere i traguardi sportivi raggiunti sul campo, o grazie alla propria storia sportiva, per disattenzioni amministrative.

Il caso più recente riguarda la Licenza Uefa. La Licenza Uefa è un'autorizzazione che l'UEFA rilascia ai club per poter partecipare alle competizioni europee. Per ottenere la licenza, i club, che ne fanno domanda, devono presentare una documentazione che dimostri che il club ha i requisiti necessari per partecipare alle competizioni UEFA. Tali requisiti sono principalmente di natura economica - finanziaria e infrastrutturale.
Esistono vari esempi di club che non hanno ottenuto la licenza per non avere rispettato tali parametri o per aver consegnato in ritardo la documentazione.

Quest'ultimo è il caso del Genoa CFC, che ha presentato un documento in ritardo per l'ottenimento della Licenza Uefa per la stagione 2015/2016. Il club ligure, infatti, nonostante la probabile qualificazione sul campo, non potrà partecipare all'Europa League per non aver rispettato questa scadenza.

Esempio di licenza non ottenuta per inadempienze economiche è quella del Parma FC, che lo scorso anno non partecipò ai preliminari di Europa League per aver pagato in ritardo, rispetto ai termini indicati dalla UEFA, l'IRPEF dei propri tesserati. 

Tali problematiche emergono anche per questioni riguardanti il calcio mercato o il ripescaggio in una categoria superiore.

Per quanto riguarda il calciomercato, esempio che fece scalpore fu la risoluzione della comproprietà di Emiliano Viviano, attuale portiere della Sampdoria, che all'epoca dei fatti militava nel Bologna. Il giocatore, nell'estate 2011, era in compartecipazione tra la squadra emiliana e l'Inter. Nella comproprietà, quando non c'è accordo tra i due club, le due parti risolvono la compartecipazione a favore di una società con la c.d. busta. All'interno della busta i due club devono compilare un modulo dove deve essere indicato sia il valore della metà del cartellino, che il valore globale di esso. Nella fattispecie, il direttore generale del club felsineo compilò solamente la parte dove doveva essere indicato il valore globale del cartellino (4.71 milioni di euro), pensando di avere compilato la parte di modulo relativa alla metà del cartellino. Non avendo compilato la parte di modulo riguardante la metà, essa venne ricavata dividendo il valore globale per due, ovvero 2.355 milioni di euro, cifra che risultò inferiore al valore della metà che l'Inter inserì nella propria busta, ovvero 4.1 milioni di euro. Tale episodio creò non pochi problemi al Bologna, in quanto la società aveva programmato di riscattare la metà dell'Inter per poi vendere l'intero cartellino al migliore offerente.


Un esempio riguardante il ripescaggio, successe la scorsa estate. Con il fallimento dell'A.C Siena SpA, la Lega di Serie B dopo varie polemiche (la Lega voleva far disputare il campionato con 21 squadre) decise di ripescare un club. La Lega ricevette diverse richieste di ripescaggio, soprattutto dai club retrocessi dalla Serie B alla Lega Pro, e dai club che erano arrivati ai play-off nei due gironi dell'ormai ex Serie C1. Tra i vari criteri che la Lega di Serie B dovette analizzare con attenzione, una volta che il ripescaggio riguardava pochi candidati, vi era la documentazione delle infrastrutture. Tale documento fu fatale all''A.C. Pisa 1909, in quanto club risultato più idoneo al ripescaggio a soddisfare gli altri parametri di ripescaggio. La società neroblu, infatti, dimenticò di inserire tra le varie informazioni richieste, quelle relative all'impianto di illuminazione dello Stadio Arena Garibaldi di Pisa. Il ripescaggio si concluse così a favore del Vicenza Calcio, che invece fornì tutta la documentazione completa.


Fabrizio Tarzia

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