Il Cesena FC lancia il progetto “Per un calcio integrato”

All’Orogel Stadium Dino Manuzzi si è svolto il primo degli allenamenti che fino a maggio coinvolgeranno ragazzi disabili e giovani calciatori bianconeri

Integrare ai ragazzi con disabilità i coetanei normodotati, nella convinzione che l’attività motoria possa contribuire al benessere della persona ed allo sviluppo di alcuni valori fondamentali nella formazione caratteriale, sociale e relazionale. Nasce con questa finalità il progetto del Cesena FC intitolato “Per un calcio integrato” e realizzato insieme ad AIAC (Associazione Italiana Allenatori di Calcio) Onlus.
Con la prima sessione svoltasi ieri all’Orogel Stadium Dino Manuzzi, attraverso un ciclo di allenamenti settimanali fino a fine maggio, il programma di integrazione permetterà a ragazzi e ragazze con disabilità intellettive e relazionali di allenarsi al fianco di giovani atleti del settore giovanile bianconero.

“Tenevamo particolarmente a questo progetto - ha dichiarato il direttore generale del Cesena FC, Daniele Martini - e siamo grati a Fondazione Fruttadoro Orogel che ha fornito un prezioso supporto affinché venisse alla luce. Come club sentiamo la responsabilità di impegnarci in attività che abbiano una ricaduta sociale sul territorio e il programma “Per un calcio integrato” va in questa direzione”.



Il progetto, patrocinato dal Comune di Cesena, si avvarrà, oltre che degli allenatori del settore giovanile del Cesena FC, anche di istruttori qualificati FIGC messi a disposizione da AIAC Onlus. Tra questi c’è il cesenate Massimo Buratti che dell’associazione è anche consigliere nazionale: “Per AIAC Onlus - sono le sue parole - è una grande soddisfazione portare ragazzi del comprensorio ad allenarsi all’Orogel Stadium Dino Manuzzi e farlo all’interno di un progetto promosso direttamente dal Cesena FC. L’obiettivo di questo programma è di ricercare un’integrazione piena tra ragazzi normodotati e altri con disabilità intellettive e relazionali. 

Questi ultimi, attraverso attività ludiche, potranno sperimentare esperienze nuove per accrescere le proprie competenze e la propria autostima, mentre i primi saranno portati a risolvere in forma spontanea quella chiusura iniziale che a volte ci può essere verso situazioni che presentano elementi di diversità”.

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