Calcio, quante perdite. Ma col pallone calano anche le scommesse sportive


Non è di certo un buon momento per tanti settori dell’economia, dove ovviamente rientra anche il calcio, un’industria da svariati miliardi e sempre tra le primatiste in ogni economia dei rispettivi paesi di appartenenza. “Colpa” del Coronavirus, che ha stravolto ogni tipo di logica, creando enormi danni.

In un contesto del genere, per esempio, il calcio italiano si è trovato improvvisamente in una voragine, fatta di buchi e conti saltati, che in alcuni casi potrà anche non avere fine. Parliamo in questo caso della terza industria produttiva del Paese, con un giro d’affari da oltre quattro miliardi, divisi solo tra Serie A, B e C. Nel caso dei campionati italiani, i danni finora contenuti, potrebbero presto diventare dei clamorosi boomerang con perdite superiori ai 650 milioni di euro. Basti considerare che gran parte degli introiti è garantita dai diritti tv, l’altra parte invece dai costi dei botteghini che totalizzano 150 milioni, persi irrimediabilmente fino a data da destinarsi. A questo ci si aggiunga anche tutta quella serie di attività collaterali, come la vendita del merchandising, totalmente bloccate. Nel mese di marzo Juve, Roma e Lazio hanno perso, in borsa, 1 miliardo di euro, cifre destinate a crollare ancora con società che si ritroverebbero con buchi da oltre 100 milioni, mettendo a rischio le future partecipazioni ai rispettivi campionati. Ma i danni, in tutta Europa e nel mondo, non si contano.

La Liga spagnola, col lockdown, rischia buchi da 150 milioni fino ad un miliardo. I top team spagnoli, Barcellona e Real Madrid, dalle sole chiusure degli stadi e degli shop, hanno perso tra i 20 e i 50 milioni, il Siviglia, staff e giocatori, è finito invece in cassa integrazione. Ancora peggio la situazione per la Premier League, probabilmente il campionato più ricco del mondo, che accarezza perdite per 1,23 miliardi con l’emergenza prolungata. Ad altre latitudini le cose non vanno certamente meglio, laddove in Oriente, i campionati sono stati praticamente azzerati e sono in via di ripresa dopo tre mesi di ritardo. Insomma, l’industria del calcio si sta ridimensionando ed anche parecchio.

Insieme al calcio soffre un altro settore, per così dire, “collaterale”, comunque indissolubilmente collegato al football e al mondo dello sport in generale. Stiamo parlando del settore delle scommesse sportive che, un po’ come tutto il mondo delle scommesse, sta vivendo un crollo che pare non avere fine e che probabilmente non si arresterà fino a quando l’emergenza sanitaria non sarà un lontano (e triste) ricordo. Le ultime statistiche non sono poi di certo rincuoranti: si aspetta settembre, mese in cui, pare, il virus dovrebbe subire un cambio di trend, salvo poi riproporsi ma nel frattempo il vuoto totale dei palinsesti va a penalizzare uno dei settori che più hanno incassato negli ultimi anni. Le proiezioni percentuali, in termini di perdite, sono in questo caso da bollettino di guerra: il solo settore delle scommesse sportive dovrebbe vedere un calo del -33% rispetto agli standard, poiché finora i guadagni sono poco più di 70 milioni, a marzo 2019 erano andati oltre i 100 milioni.

Una paralisi generale e quasi totale che rischia di spazzare via due mondi, ognuno collegato all’altro, quello del calcio e quello delle scommesse sportive. E se non spazza, di certo questo Coronavirus ridimensionerà sia l’uno sia l’altro. Irrimediabilmente.

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