Il crollo del valore dei giocatori conseguente alla crisi da Covid-19


È stato detto ormai in tutte le salse, come la pandemia da Covid-19 impatterà in modo notevole su tutto il mondo sportivo in generale e, in particolare, su quello del calcio.

Come analizzato nei precedenti approfondimenti anche su questa rivista, il protrarsi di un’emergenza sanitaria tanto grave e per un periodo di tempo così lungo finirà per influire – direttamente e in modo pesante – sul calo degli introiti per i club di calcio per le prossime stagioni sportive.
Come abbiamo visto, i provvedimenti d’emergenza attraverso i quali è stato richiesto a miliardi di persone nel mondo di rimanere nelle proprie case hanno influito direttamente sul calo dei ricavi per gli introiti da stadio ed indirettamente su quelli relativi alle sponsorizzazioni ed ai diritti televisivi, che, come sappiamo, costituiscono le tre maggiori voci di ricavi per i club.

Ma non solo.

Proprio pochi giorni fa, si è avuta l’ufficialità che anche la prossima finestra di mercato estiva avrà una durata differente rispetto a quella tradizionale e il calciomercato che verrà sarà necessariamente molto diverso rispetto al passato.
Anche le stesse valutazioni dei calciatori, difatti, dovrebbero subire evidenti effetti al ribasso.
Sul punto, si segnalano alcuni studi pubblicati negli ultimi mesi. Il primo risale allo scorso mese di marzo, quando il CIES – International Centre for Sports Studies, centro di studi indipendente, ma incaricato da tutti i maggiori enti sportivi mondiali, UEFA e FIFA comprese, di monitorare l’andamento dello sport, ha pubblicato i risultati delle proprie ricerche circa la prossima decrescita del valore dei giocatori.

Si è stimato che il calo medio del valore dei giocatori (spesso si sente parlare di “cartellini” dei giocatori professionisti, anche se a livello legale questa espressione è del tutto impropria) dei cinque maggiori campionati europei (Inglese, Spagnolo, Italiano, Francese e Tedesco - i c.d. Big Five) potrebbe essere di circa il 28%.
In particolare, in questo studio si è evidenziato che la perdita totale di valore avrebbe potuto essere di quasi 9 miliardi di Euro nel caso in cui non fossero stati rinnovati i contratti in scadenza e non fossero state più giocate le partite che al momento della sospensione dei campionati mancavano alla fine della stagione.

In ogni caso, un calo nel valore generale ci sarà (anche se di entità minore) dal momento che i maggiori campionanti europei stanno man mano riprendendo (con l’unica esclusione di quello francese) e pare comunque interessante analizzare i contenuti del report, per capire le dinamiche indirettamente collegate alla pandemia.
In primo luogo, dice il CIES, il calo di valore sarà più evidente nei calciatori più anziani e che hanno giocato meno nella stagione corrente (o appena conclusa, a seconda del paese di appartenenza del club). 

E così, per esempio, secondo quanto ritenuto dal CIES, il valore di mercato del campione del mondo Pogba rischierebbe di essere quasi dimezzato, comportando una grossa perdita per il Manchester UTD, rispetto all’estate scorsa.

Volgendo lo sguardo al nostro campionato, il calo per i top club della nostra Serie A potrebbe essere misurato in alcune centinaia di milioni di Euro, mentre a livello europeo il solo Manchester City (già messo a dura prova dalla sanzione UEFA sul mancato rispetto del fair play finanziario e in attesa del riesame del TAS) vedrebbe svalutata la propria rosa di ben 412 milioni di Euro. 

Un secondo studio, pubblicato lo scorso mese di maggio da KPMG, ha riguardato i 10 più importanti campionati europei di calcio, tra i quali anche quello turco, quello belga e quello olandese, le conseguenze sarebbero diverse a seconda che si consideri l’ipotesi di una cancellazione di tutte le correnti stagioni sportive (come ad es. è avvenuto in Francia con la Ligue 1), oppure la diversa ipotesi di una ripresa a porte chiuse dei medesimi campionati considerati. Nel primo caso, il valore dei giocatori scenderebbe a circa 10 miliardi di Euro (con una riduzione pari a – 26,5%), mentre nell’ipotesi più rosea, il valore di mercato sarebbe sceso di circa 6 miliardi e mezzo di Euro (con una riduzione pari a pari a -17,7%).

Molto interessanti sono i fattori che secondo KPMG potrebbero influenzare il valore di ogni calciatore:

- i mancati introiti derivanti dallo stop delle vendite dei biglietti e dal congelamento dei diritti tv, a cui consegue una minore disponibilità economica dei club per far fronte ai propri debiti;

- la riduzione del volume di transazioni e dei conseguenti diritti di trasferimento, da un lato, e l’aumento del numero di scambi e trasferimenti, dall’altro. Non avendo più le “consuete” disponibilità economiche, infatti, è verosimile ipotizzare uno scenario in cui molti club opereranno molti scambi e prestiti senza alcuno scambio di denaro, fermo rimanendo l’ulteriore alternativa di ricorrere ai vivai o all’acquisto di calciatori a parametro zero, quindi senza dover pagare alcuna transfer fee;

- la possibilità per pochissimi club (quelli economicamente più forti) di sfruttare le difficoltà finanziarie delle altre società, potendo acquistare così giocatori a un prezzo più basso rispetto a quello che sarebbe stato possibile pagare fino all'ultima finestra di mercato. Quest’ultimo aspetto riguarda in particolare i giovani calciatori più talentuosi, sui quali negli ultimi anni alcuni importanti club europei hanno deciso di investire sensibilmente rappresentando il loro principale modello di business: ad esempio, in Italia, si sono distinte così società come l’Atalanta e la Sampdoria che nello studio di cui si discute, sono state annoverate tra gli otto top club nel ranking continentale – sebbene riferito alle ultime tre stagioni, con valori pari rispettivamente a 73 e 81 milioni di Euro.

Altri fattori evidenziati dallo studio KPMG sono la durata dei contratti e l’età dei calciatori.
Con riguardo alla durata dei contratti, si rileva che gli anni rimanenti costituiscono da sempre una variabile determinante nel valore di un singolo giocatore, poiché più anni vi sono prima della scadenza del contratto, meno incidente sarà l’impatto di questa particolare situazione dettata dal Coronavirus sul valore di mercato del medesimo giocatore. Viceversa, per coloro i quali si trovano con contratti prossimi alla scadenza nel termine di 6 mesi/1 anno, l’impatto sarà inevitabilmente maggiore sul valore, determinandone una sensibile riduzione.

Quanto, poi, al fattore età dei calciatori, viene evidenziato come i calciatori professionisti più giovani di età tra i 21 e i 24 anni abbiano una maggiore resistenza ai cambiamenti per il fatto di avere più tempo per raggiungere perfomance significative nel corso della loro (ancora lunga) carriera. Per l’effetto, il loro valore registrerebbe una riduzione meno sensibile rispetto ai colleghi più anziani ed esperti.
È doveroso precisare, da ultimo, che questi studi sono solo delle proiezioni di quanto potrebbe accadere nel prossimo futuro, anche se tali proiezioni potrebbero rivelarsi piuttosto attendibili. 
Tuttavia, la reale entità dei danni subiti da tutti gli stakeolders dell’industria del calcio potrà essere valutata solo tra qualche tempo, quando si spera ci saremo lasciati definitivamente alle spalle questa triste ed incredibile situazione. 

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Prof. Avv. Federica Ongaro
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