Momento storico: pari opportunità e sport femminile


 Siamo di fronte ad una svolta epocale. Negli ultimi anni, è iniziata una battaglia a livello mediatico, nonché a livello delle associazioni di categoria per introdurre il professionismo sportivo femminile ed il calcio ha fatto da apripista.

Sia la Fifa sia la UEFA hanno spinto su manifestazioni internazionali, quali i mondiali e gli europei, dimostrando che tali eventi sono stati seguiti con interesse dal pubblico e, pertanto, hanno iniziato a fare pressioni sulle con grande seguito nel pubblico.

Il primo passo fatto dalla FIGC è stato quello di imporre ai club professionistici maschili di dotarsi di una sezione femminile e ciò ha portato investimenti, professionalità e qualifiche che non rientrano nel mondo dei dilettanti.

In secondo luogo, la FIGC ha assegnato alla Divisione Calcio Femminile la Serie A e Serie B femminili, sottraendoli al Dipartimento Calcio Femminile della LND. Tale mossa istituzionale sembrava poter essere l’anticamera del professionismo, ma non è stata sufficiente a far introdurre il professionismo nello sport femminile.

Nel dicembre 2019, la politica, in nome delle pari opportunità, ha approvato l’emendamento alla Legge di Bilancio in virtù del quale gli oneri previdenziali per gli stipendi delle atlete professioniste che normalmente sarebbero ricaduti in gran parte sulle società sportive sono a carico dello Stato, nel limite di 8 mila euro all’anno per individuo, per i prossimi tre anni (2020, 2021 e 2022).

Grazie al predetto emendamento è stata aperta la strada verso il professionismo femminile nello sport. La FIGC, infatti, nella riunione del Consiglio del 25 giugno 2020 ha approvato di iniziare un progetto graduale volto a portare il calcio femminile nella stagione 2022/2023 ad essere riconosciuto quale professionistico.

Il Governo, a seguito del decreto delegato di cui alla L. 86/2019, ha ritenuto maturi i tempi per revisionare tutta la “governance” e la disciplina dello sport italiano, fino ad oggi disciplinata dal D.Lgs. 242/1999, decreto Melandri relativo alla parte istituzionale dello sport, dalla L. 91/1981 relativo al professionismo sportivo e dall’articolo 90 L. 289/2002 relativo al dilettantismo.

In data 13/7/2020 il Ministro Spadafora presentava la bozza del Testo Unico dello Sport, ove per la prima volta, a livello normativo, viene riconosciuto il valore sociale dello sport e viene superata la disparità tra sessi ad oggi ancora presente nello sport professionistico, dando pari diritti e dignità al professionismo sportivo femminile.

Gli eventi che si sono susseguiti negli scorsi anni hanno aiutato ad arrivare all’ormai improcrastinabile introduzione nella bozza del Testo Unico dello Sport del superamento delle disparità di sesso in tema sportivo, dando anche alle donne tutte le tutele ad oggi riservate agli uomini a seguito della legge 91/1981, quali ad esempio il trattamento sanitario, previdenziale e pensionistico.

Alla luce di ciò i vertici della FIGC, nonché il Ministero dello sport stanno operando congiuntamente per garantire al sistema un periodo adeguato (due anni) per rendere sostenibile il percorso tracciato, per aumentare la competitività dello sport femminile di vertice e ponendo le basi per far crescere i vivai, onde consentire alle ragazze di potersi affacciare al mondo dello sport.

Il voto definitivo del Consiglio dei Ministri in merito al Testo Unico dello sport dovrebbe arrivare per gennaio 2021 e tale momento rappresenterà un punto di partenza e non un punto di arrivo per lo sport femminile nel suo complesso.

Avv. Elena PISANI

Membro Commissione Diritto Internazionale e Sport

Articolo pubblicato su L Football

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