L’impatto del “decreto crisi d’impresa” sull’azienda calcio


 di Antonio Sanges AICAS (Commercialisti Azienda sport)

Lo scorso 15 luglio sono entrate in vigore le nuove regole sulla “crisi d’impresa” (D.Legsl 14/19) modificate per recepire la “direttiva insolvency”(n.2019/1023)

L’art. 3 della normativa de quo, definisce il concetto di “crisi” secondo il quale, lo stato del debitore che rende probabile l’insolvenza, si manifesta con l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni nei successivi dodici mesi.

In base a tale normativa, quale sarà l’impatto della stessa, sulle strategie aziendali dei club di calcio italiani?

Report Calcio 2022, conferma che l’azienda calcio italiana, rileva evidenti criticità riguardo la “sostenibilità economico-finanziaria”, con relativo “squilibrio strutturale”,  che già prima della pandemia risultava particolarmente evidenziato.

Dal documento sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia (PricewaterhouseCoopers), si evince che nei 12 anni analizzati prima dell’impatto del Covid-19 (dal 07-08 al 18-19), il calcio professionistico italiano ha prodotto un ‘rosso’ aggregato pari a circa 4,1 miliardi di euro (quasi € 1m al giorno). (Fonte Calcio&Finanza).

Tale dato evidenzia che il 79% dei bilanci dei club di calcio , al termine della propria stagione calcistica ha chiuso con un valore di “perdita d’esercizio”.

La pandemia Covid19, ha confermato una crisi ‘strutturale’ del sistema calcio italiano, con determinazione del “valore della  perdita complessiva” aumentata dai 412 milioni del 2018-2019 agli 878 del 2019-2020, fino agli oltre 1,3 miliardi del 2020-2021.

I “due campionati giocati  con impatto Covid-19” (19-20 e 20-21) hanno  determinano per l’azienda calcio italiana, un valore negativo di  “perdite d’esercizio aggregate”,  pari ad oltre 2,2 miliardi di euro, con relativo “indebitamento finanziario” incrementato  dai 4,8 miliardi di euro del 2018-2019 ai quasi 5,4 del 2020-2021.

Il valore del  “fatturato aggregato” dei club di Serie A, B e C ha raggiunto nel periodo  “pre Covid-19”  quasi 3,9 miliardi di euro, con un aumento di 1,5 miliardi rispetto a 12 anni prima, ma quasi il 90% della crescita dei ricavi tra il 2007-2008 e il 2018-2019 è stata utilizzata per coprire l’aumento degli stipendi e degli ammortamenti/svalutazioni.

L’effetto Covid-19 è stato rilevante in riferimento ai “ricavi da stadio” (quasi azzerati nel 2020-2021, rispetto ai 341 milioni di euro del 2018-2019).

Il valore dell’ “indebitamento totale” dell’azienda calcio italiana,  ha raggiunto nel periodo  2018-2019 circa 4,8 miliardi di euro, valore doppio rispetto ai 2,4 miliardi registrati nel 2007-2008.

L’indebitamento finanziario ,risulta confermare gli effetti negativi derivanti dall’effetto  dal Covid-19 , sulla capacità dei club di generare ricavi (il valore della produzione nel biennio segnato dalla pandemia è diminuito del 9,3%), dai costi connessi all’implementazione dei protocolli sanitari, ma anche dal continuo incremento degli stipendi e degli ammortamenti: il costo del lavoro medio nelle 2 stagioni con impatto Covid-19 (2019-2020 e 2020-2021) è stato pari a 2.231 milioni, in aumento del 7,9% rispetto al 2018-2019, mentre gli ammortamenti/svalutazioni sono saliti del 24,5% (passando da 962 a 1.198 milioni di euro).

Tra il 2018-2019 e il 2020-2021, il numero complessivo di spettatori presenti negli stadi italiani per competizioni di alto livello (calcio professionistico e Rappresentative Nazionali) è passato da 16,1 milioni ad appena 148.248, mentre gli spettatori potenziali ‘persi’ nel solo calcio professionistico nelle 2 stagioni con impatto Covid-19 (19-20 e 20-21) ammontano a 23,1 milioni, con un impatto in termini di “ricavi potenziali da stadio” non realizzati pari a 513,3 milioni di euro. 

Intanto il sondaggio attivato da SWG , rileva che il “sistema calcio italiano”, è in grave crisi, e lo stesso avrebbe bisogno di un profondo rinnovamento. (Fonte Gazzetta dello Sport)

I tifosi ed appassionati, intervistati da SWG hanno evidenziato “criticità dell’azienda calcio italiana”, proponendo i seguenti correttivi: 1) aumento degli investimenti sui giovani calciatori (91% degli intervistati), 2) limite agli stipendi con attivazione del salary cup (90%), 3) riduzioni dei costi fissi di gestione invece che un aumento dei ricavi (78%), 4) bilancio societario sostenibile quale elemento migliorativo , rispetto ad un successo sportivo determinato  con spese faraoniche (76%).

In considerazione del sondaggio SWG, ed in relazione con la 12^ edizione di Report Calcio 2022, per vincere la sfida del “calcio austerity”, la FederCalcio propone la misurazione della “sostenibilità dell’azienda calcio” attraverso l’applicazione dei seguenti “indicatori” :1) indice di liquidità ammissivo (dallo 0,6 fino all’0,8 in tre anni), 2) indicatore indebitamento e costo del lavoro allargato con ricavi al netto delle plusvalenze, 3) indice di rapporto flussi di cassa e servizio del debito, 4) indice rapporto costo squadra.

Azienda calcio : quale continuità aziendale , per vincere la “sfida del calcio austerity”!

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