Perchè l'incontro Mayweather-Pacquiao può ispirare la boxe italiana a fare marketing






L'incontro Mayweather-Pacquiao, definito il match del secolo, si è concluso il 2 maggio con una vittoria ai punti di Mayweather e con il rimbalzarsi continuo di cifre sui guadagni multimilionari di tutti: pugili, TV via cavo, sponsor e organizzatori. Un affare da quasi 600 milioni di dollari. Tutti contenti, dunque, tranne forse gli spettatori della pay TV che hanno sborsato quasi 100 dollari per vedere in esclusiva i pugili disputare un match poco spettacolare. 

Se quello che si è visto sul ring non è stato certo il combattimento del secolo, dal punto di vista economico e di marketing, invece, si è trattato dell'incontro più promozionato della storia, una macchina da soldi che ha battuto ogni record e che ha polarizzato l'attenzione del mondo. 

In Italia, dove si discute sulla crisi di visibilità che sta attraversando il pugilato, confinato spesso a sport minore, può essere l'occasione per ragionare sugli aspetti che hanno fatto esplodere la popolarità della sfida Mayweather-Pacquiao. Non si tratta di scimmiottare lo show business americano, con i suoi elementi estremi, ma di considerare come la boxe italiana possa riprendere quota soltanto imparando nuove strategie per promuoversi sul mercato, lavorando quindi oltre l'aspetto tecnico. Non sarà infatti la nascita di un nuovo campione a ridare lustro alla nostra tradizione pugilistica, anche se resta prioritario trovare delle soluzioni concrete alle difficoltà che i pugili italiani incontrano quando scelgono la strada del professionismo.

Il successo di Mayweather-Pacquiao è stato determinato da fattori che hanno a che fare più  con lo sport business che con il pugilato inteso come disciplina sportiva. L'incontro del secolo è stato costruito mediaticamente facendo leva sull'opposizione tra le forti personalità degli sfidanti, il buono contro il cattivo, il lusso sfacciato di Mayweather contro la vita morigerata di Pacquiao. E' una prassi oramai consolidata nel pugilato internazionale, ma anche questa volta ha funzionato bene, creando una forte identificazione tra gli spettatori e infiammando la stampa. Prima che i due incrociassero i guantoni, si sapeva tutto delle loro vite e delle loro gesta, dentro e fuori dal ring. 

Naturalmente stiamo parlando di due atleti eccezionali, e non solo di un'operazione di relazioni pubbliche, ma se fossero stati presentati solo dai numeri degli incontri vinti e dai titoli conquistati, non si sarebbe creata l'enorme discussione attorno all'evento. Una vera e propria “narrazione” che ha tenuto banco per molto tempo prima e dopo l'incontro. I media sono stati alimentati in continuazione e con largo anticipo, con gli organizzatori e gli entourage dei pugili che hanno lavorato per far crescere il senso di attesa. Risultato: i prezzi dei biglietti e della pay TV sono lievitati e la stampa ha dato ampia visibilità ai personaggi, creando un clamore che ha portato il match ben oltre gli USA (in Italia è stato trasmesso da Deejay Tv) e, soprattutto, ben oltre la cerchia degli appassionati di boxe. 

L'evento è stato reso talmente rilevante che ha superato tutti i confini, con media di ogni tipo che hanno dato notizie su quello che stava accadendo. Si è letteralmente preso la scena, e in questo i social media hanno avuto un ruolo importante, decretando un successo che vale molto di più del tutto esaurito alla MGM Gran Garden Arena di Las Vegas (17.000 posti) e dei prezzi da capogiro per i biglietti (1.500 dollari per quello più economico).



Sui social, soprattutto negli USA, il "MayPac" è stato un argomento di discussione piuttosto caldo, anche nelle settimane prima della notte del 2 maggio, facendo esplodere l'attesa e trainandone la popolarità. Per dare un'idea, si stima che durante il combattimento 37 milioni di persone ne abbiamo parlato su Facebook, quando la Notte degli Oscar ne ha coinvolte 21 milioni. Entrambi i pugili, inoltre, hanno profili social molto aggiornati e con un ampio seguito.





La promozione e il marketing che ruotano attorno al pugilato non sono però soltanto prerogativa degli Stati Uniti. La Germania, ad esempio, produce incontri di ottimo livello, venduti anche fuori dai confini nazionali. La svolta per la boxe italiana, quindi, sarà consegnare agli spettatori e agli investitori eventi accattivanti e scenografici, dando così il giusto valore a delle sfide che facciano appassionare. L'obiettivo, però, è andare oltre la facile tentazione di imbastire un circo luccicante, perchè serve valorizzare seriamente quanto di buono può trasmettere il pugilato italiano. I media hanno bisogno di storie per poter raccontare uno sport, così come le aziende sponsor ne hanno bisogno per poter raccontare se stesse, e il pugilato e la vita dei pugili ne possono offrire molte.

Alessandro Milani



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