Calcio Femminile: tra difficoltà attuali e prospettive future. Intervista a Fabio Cimmino Addetto Stampa e Responsabile Comunicazione ACF Brescia

- Il campionato 2011/2012 è appena iniziato, come valuta lo stato di salute e le prospettive future del calcio femminile nel panorama sportivo italiano?

Purtroppo allo stato attuale la situazione non è delle migliori. Anche quest’anno le società che non si sono iscritte ai vari campionati sono tantissime: Tra le altre manca tra le 14 di serie A la Reggiana della presidentessa Betty Vignotto, che solo un anno prima aveva vinto la Coppa Italia. La situazione economica delle società non è idilliaca anche perché la difficoltà nell’attirare sponsor diventa sempre maggiore e di conseguenza far fronte ad un campionato diventa impossibile. Inoltre il commissariamento della Divisione Calcio Femminile, con conseguente aumento delle tasse di iscrizione non fa altro che peggiorare lo stato delle cose.

- Ultimamente ci sono state delle polemiche in merito alla proposta di riforma dei campionati per il 2012/2013 con una Serie A composta da due gironi. Così facendo non si rischia un abbassamento del livello tecnico delle calciatrici?

In questa gestione di Commissariamento tali riforme non sono possibili, e in più le proposte avanzate fanno rabbrividire. Tuttavia la proposta dei due gironi è stata subito accantonata, dunque il pericolo è scongiurato. Il prossimo anno ci saranno sempre i 4 gironi di serie A2 e un girone unico di serie A a 16 squadre (2 in più rispetto al 2011/12). Tuttavia mi auguro che si trovi una soluzione immediata per dare ai Presidenti la gestione della Divisione Calcio Femminile che attualmente è in mano al sig. Tavecchio, sempre più mal consigliato direi.

- Si è spesso parlato di creare una Serie A d’elite composta da squadre femminili affiliate in maniera diretta ai club maschili. Può essere un’ottima idea per aumentare la visibilità dell’intero movimento? Quali sono i vostri rapporti con il Brescia Calcio?

Questa è una delle soluzioni percorribili, che darebbe al calcio femminile quello slancio di cui ha bisogno. Ma è da tanti anni che si auspica una riforma in questo senso ma i fatti non coincidono con le proposte. All’estero è già così ed un esempio è il Lione, che porta avanti di pari passo le due squadre, maschile e femminile. In Italia non c’è sinergia tra i due mondi e io credo che la colpa sia principalmente dei club maschili, che ignorano completamente il mondo del calcio femminile. I nostri rapporti con il Brescia maschile sono pari a zero, anzi abbiamo molte agevolazioni in meno pur avendone più bisogno.

- Quali sono le principali differenze tra l’Italia e gli altri Paesi come gli Stati Uniti, la Germania e la Francia dove il calcio in rosa è molto più evoluto e riscontra un enorme successo di pubblico?

A mio parere è una distanza creata da una mancata progettualità. Il femminile in Italia negli ultimi 30 anni è andato indietro invece di progredire, la distanza con gli stati da lei citati è aumentata a dismisura. Ho avuto modo di toccare con mano il livello del calcio femminile statunitense e le garantisco che ad oggi siamo lontani anni luce. Lì è uno sport che trascina sia pubblico che sponsor, ed è un esempio per il calcio maschile. Questo perché negli ultimi venti anni si è lavorato sui settori giovanili e sulle reali potenzialità di questo sport, ovvero l’immagine delle donne.

- Negli USA c’è molta attenzione al settore giovanile e le donne iniziano fin da giovanissime a giocare a calcio soprattutto nelle scuole. In Italia ci sono troppi pregiudizi nel far praticare questo sport alle ragazze?

Per molti anni è stato così, ma oggi qualcosa sta cambiando. Sempre più bambine si avvicinano a questo sport ed è molto praticato. L’esempio è proprio Brescia dove il settore giovanile vanta più di cento ragazzine. Il problema è però come gestire il tutto, poiché le istituzioni non aiutano nemmeno una società che dà a così tante ragazze la possibilità di fare sport. Inoltre il problema dell’Italia è che lo sport in generale nelle scuole è molto trascurato e le strutture sono inesistenti o fatiscenti. Poi nelle statistiche vediamo che i bambini italiani sono quelli più obesi del mondo.

- Qual è la politica del Brescia Calcio Femminile per quanto riguarda il settore giovanile?

E’ la base della società. Il progetto del Presidente Cesari punta un giorno ad avere una prima squadra formata interamente da ragazze provenienti dal settore giovanile. E io credo che ad oggi la “cantera” del Brescia sia un esempio per tutte le altre società di Calcio femminile Italiano. I risultati e la grande richiesta lo dimostrano.

- L’assenza della nazionale italiana agli ultimi Mondiali ha pesato tantissimo in termini di visibilità. Recentemente la Uefa ha stanziato dei fondi per lo sviluppo del calcio femminile. Può essere un primo passo per far decollare l’intero movimento?

Potrebbe. Ma quei soldi per cosa sono stati investiti? Bisognerebbe chiederlo a chi gestisce la cosa. Tuttavia per l’Italia è stata una brutta assenza, ma tralasciando le motivazioni di questo “fallimento”, io dico che abbiamo organizzato gli europei under 19 in Italia a giugno del 2011 e nessuno lo sapeva. Oltre che organizzativo il grave problema di chi gestisce il calcio femminile è la mancanza di comunicazione.

- Qual è il budget annuale a disposizione per un club come il Brescia Calcio Femminile?

Non mi occupo di questo in società, ma considerando le notevoli spese che si affrontano per il settore giovanile, per prendere in affitto strutture, per affrontare le tante trasferte sia con la prima squadra che con la primavera, credo che il budget annuale si aggiri intorno ai 300 mila euro.

- Per una società sportiva dilettantistica stipulare contratti di sponsorizzazione è di vitale importanza. Poter abbinare lo sponsor al nome del club, come avviene nel volley e nel basket, può essere una soluzione per attrarre maggiori investitori?

Certo che sì! In Italia molte società lo hanno già fatto. Ma per adesso il Presidente Cesari fa enormi sforzi per portare in giro il nome della sua città. Tuttavia se un giorno dovesse arrivare un grande sponsor, vista la situazione attuale, credo che non si possa dire di no nell’abbinare lo sponsor al nome del club.

- Con l’avvento del digitale terrestre è aumentata anche la copertura televisiva del campionato di calcio femminile ma, rispetto ad altri sport, rimane ancora troppo ai margini. Che prospettive ci sono per il futuro?

Purtroppo quest’anno è stato fatto un passo indietro anche da questo punto di vista. Lo scorso anno con la gestione Padovan era garantita la diretta di una partita alla settimana. Quest’anno anche questa possibilità è svanita. Il calcio femminile non attrae i media e ripeto, coloro che gestiscono non fanno un buon lavoro per quanto riguarda la comunicazione. Dopo tre anni che lavoro a Brescia nel calcio femminile mi sono reso conto che è uno sport che attrae, basta solo lavorare sodo e promuovere al massimo tale disciplina. Nel nostro piccolo abbiamo avuto risultati eccellenti, con un grande seguito sia dei media provinciali che di tifosi, non vedo perché con un lavoro simile non si possa avere lo stesso a livello nazionale.


- Tra gli appassionati e le atlete sono molto frequentati e utilizzati i social network come Facebook e Twitter. Per i club è un ottimo mezzo di comunicazione, ma ad oggi le società sfruttano appieno le potenzialità dei nuovi media?

Io posso parlare per la mia società e dico che è fondamentale sfruttare questi mezzi di comunicazione. Ormai tutti frequentano i social e per una società attualmente è il mezzo migliore per promuove le proprie attività. Noi siamo la squadra di calcio femminile più popolare di Facebook con 3000 fan e siamo i primi ad essere approdati anche su Twitter perché siamo sicuri che gli ottimi risultati avuti in Facebook possiamo ripeterli sul social che sta tanto a cuore ai vip. Attraverso i social possiamo farci conoscere in modo più veloce e pratico, dando la possibilità di seguirci anche a chi è dall’altra parte del mondo. E’ la nuova frontiera, ma per sfruttarla io dico che bisogna essere al passo con i tempi. Ma l’Italia non è un paese per giovani… si sa! Nei prossimi giorni ci sarà una grande novità in casa Brescia a livello di comunicazione che davvero farà scalpore.

- Il Brescia calcio femminile negli anni si è tolto molte soddisfazioni, passando dalla Serie C alla massima serie e sfiorando, nella passata stagione, la qualificazione alla Champions League. Quali sono i “segreti” di questo successo?

Il segreto è la serietà della società che in un mondo come quello del calcio femminile ha cercato sempre di lavorare rispettando gli accordi. Una famiglia, quella del patron Cesari, che cura tutte le sue ragazze dalla più piccola alla più grande, per raggiungere lo stesso fine. E il meglio deve ancora venire.

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