Innovazione e tecnologia al servizio del motociclismo. Intervista a Cristiano Silei, CEO Dainese S.p.A

Dalle competizioni al consumatore, dall'estremo al quotidiano. La filosofia di chi vuole proteggere chi pratica sport dinamici, ma anche di chi si configura come un promotore totale della cultura della protezione. Stiamo parlando di Dainese, azienda nata nel 1972 a Molvena (VI) da un'idea del fondatore Lino Dainese e da sempre collegata competizioni motociclistiche.
Un'eccellenza italiana che nel corso dei quasi 45 anni di attività ha saputo distinguersi a livello globale per la capacità di innovare e di rivoluzionare le soluzioni di protezione e performance esistenti, applicando le proprie tecnologie oltre i confini del motociclismo e offrendo al consumatore prodotti che segnano nuovi orizzonti in materia di sicurezza.

Quelli tra la fine del 2014 e la prima metà del 2015 sono stati mesi di svolta epocale per Dainese, segnati dall'acquisizione dell'80% delle quote del gruppo da parte di Investcorp e dalla successiva nomina di Cristiano Silei quale nuovo Amministratore Delegato. Proprio il CEO di Dainese, giunto alla guida dell'azienda dopo un'esperienza ventennale in Ducati nella quale ha ricoperto, tra gli altri, il ruolo di Direttore Strategia e Sviluppo Prodotto, Amministratore Delegato di Ducati Nord America e Vice President Sales & Marketing, ci ha offerto la propria disponibilità ad incontrarci per aiutarci a scattare la fotografa del modello adottato da un'azienda che ha costruito la propria leadership attraverso una missione molto forte: proteggere la vita delle persone.

Buongiorno Dott. Silei. Il motociclismo è uno sport che sta vivendo un periodo estremamente florido, grazie soprattutto ad una competizione come la MotoGP che stagione dopo stagione continua a registrare un trend di crescita esponenziale in termini di seguito e interesse dei pubblici diretti e indiretti. Che cosa rappresenta la MotoGP per un’azienda da sempre collegata al motomondiale come Dainese?

La MotoGP è senza dubbio l’espressione più alta del motociclismo, ma è con il motociclismo in generale che Dainese ha costruito un binomio fondamentale fin dalla nascita dell’azienda quasi 45 anni fa. La filosofa che Dainese ha sempre seguito è quella di essere un vero innovatore impegnato costantemente a portare soluzioni che garantiscano sicurezza a chi fa sport dinamici, in particolare per il motociclismo, sport nel quale il corpo umano è sempre esposto alle massime sollecitazioni e ai massimi rischi. Fin dai tempi di Giacomo Agostini, arrivando fino ai giorni nostri, ai Valentino Rossi, agli Andrea Iannone e alle decine di piloti che hanno collaborato con noi, possiamo affermare che la MotoGP per Dainese rappresenta il laboratorio massimo che ci permette di essere fedeli alla nostra missione e alla nostra filosofia.

Analizziamo l’argomento dalla prospettiva opposta. Considerato l’impegno storico dell’azienda focalizzato costantemente a migliorare la sicurezza in pista dei protagonisti del motomondiale, quanto è importante Dainese per la MotoGP e per il motociclismo?

Io credo che tutto quello che c’era da inventare per la sicurezza e per la performance dei piloti nel motociclismo lo abbia inventato Dainese. Si pensi al paraschiena, all’utilizzo del carbonio nei guanti per la protezione delle dita, delle nocche e di tuta la mano, agli Slider, alla gobba aereodinamica. Tute invenzioni di Dainese, introdotte e perfezionate in base alle esigenze dei piloti e all’evoluzione degli stili di guida, sempre considerando il miglioramento delle performance delle moto nel corso degli anni. Si pensi alla tecnologia D-Air, l’ultima grande invenzione frutto di 16 anni di studi, collaborazioni, di investmenti e di ricerca da parte dell’azienda che Dainese applica non soltanto al mondo della moto, ma anche a quello dello sci. Quindi credo che il ruolo di Dainese sia molto importante per la MotoGP, perché la nostra missione non è rivolta soltanto alla produzione di soluzioni per la sicurezza di chi pratica sport dinamici, ma anche quella di promuovere in modo molto attivo la cultura della protezione anche a chi si sposta in moto quotidianamente.

Quindi le competizioni sono una leva fondamentale per Dainese, un terreno sul quale vengono raccolte le informazioni che poi la R&D trasforma in soluzioni di sicurezza per chi scende in pista o viaggia in città. E' così?

Esattamente, le competizioni sono un grande raccoglitore di informazioni. Dainese pone il proprio focus sul corpo umano. E' proprio la conoscenza del corpo umano, del suo comportamento e delle sue esigenze nelle condizioni estreme a rappresentare la competenza e la qualità più grande di Dainese. Abbiamo tre centri di ricerca: uno che segue tuta la R&D e i progetti speciali, come il lavoro con il MIT per la tuta degli astronauti impegnati nel progetto Marte 2030 o il lavoro con l’ESA per la tuta che è andata nello spazio lo scorso settembre. Un altro centro di ricerca fortemente specializzato nelle tecniche dell’aria e uno che si dedica allo sviluppo dei caschi. Crediamo nell’estremo, perché è lì che si scoprono e si sviluppano le soluzioni che poi possiamo portare alla vita di tutti i giorni.

Dunque il vostro rapporto con i piloti non può essere circoscritto alla semplice sponsorizzazione. Qual è il loro grado di collaborazione?

Il nostro rapporto con loro solo in rari casi si limita ad essere un rapporto di sponsorizzazione: noi grazie ai piloti studiamo soluzioni, costantemente, non soltanto per Dainese, ma anche per AGV. In questo senso sono collaboratori e sviluppatori fondamentali. I piloti sono molto contenti di avere questo ruolo, perché vedono un'azienda interessata a migliorare la protezione e il comfort dei prodotti che utilizzano in gara nonché l'unica in grado di proteggerli dalla testa ai piedi. Sicuramente togliamo loro una preoccupazione, perché sapendo di poter contare sulle migliori soluzioni per la loro incolumità possono pensare soltanto alle loro prestazioni.


Come concretizza Dainese la propria natura di promotore totale della protezione?

Ogni volta che ci relazioniamo con la stampa è il primo argomento che trattiamo. Sediamo nei gruppi di ricerca dove vengono scritte le leggi europee in materia, ci poniamo come parte attiva e mettiamo tutto il nostro impegno, le nostre conoscenze e la nostra esperienza per contribuire quanto più possibile alla diffusione delle norme di sicurezza e trovare soluzioni non solo per garantire gli standard, ma anche per innalzare quelli esistenti.

Ci può fornire un esempio pratico di una tecnologia Dainese che supera gli standard normativi e che sia a disposizione dei piloti quanto del consumatore?

L'esempio sono gli Extreme Standard Helmets di AGV, una nuova nuova pietra miliare nei sistemi di protezione per la testa, un protocollo di sviluppo integrato che rivoluziona il metodo di progettazione del casco e che dimostra quanto il miglioramento e la perfetta integrazione di protezione, performance e comfort possano offrire un livello di sicurezza senza precedenti. Una nuova tecnologia che innalza gli standard normativi in termini di protezione da impatto, visuale periferica, design, riduzione del peso, aerodinamica, ventilazione ed ergonomia e che consente ad AGV di garantire ai motociclisti una maggiore consapevolezza e percezione della strada e dell’ambiente circostante, riducendo la fatica alla guida. Il Pista GP, il casco utilizzato dai nostri piloti in MotoGP, è sviluppato secondo la filosofia degli Extreme Standards. E’ presente nella gamma delle nostre collezioni e ciò significa che il consumatore finale può garantirsi l’incolumità acquistando il casco di Valentino Rossi e degli altri campioni scegliendo di fatto standard di sicurezza estremi.

Lo scorso anno, in particolare dopo i Gran Premi in Qatar e a Silverstone, abbiamo trovato un Lorenzo piuttosto critico nei confronti di alcune problematiche riscontrate nel casco, che a suo dire avrebbero contribuito ad influenzare in maniera negativa la performance di gara. Non si è mai sentita una lamentela del genere da parte di Valentino Rossi, il che un po' vi farà sorridere.

A noi piace parlare dei nostri prodotti, il nostro modo di ragionare non parte dall’osservazione di ciò che fanno i nostri competitors. Non impostiamo i nostri programmi di sviluppo e di ricerca sui risultati degli altri, ma sulle soluzioni che ci possono portare ad alzare dei livelli di performance e di sicurezza che già si trovano oltre a qualsiasi standard normativo o presente sul mercato. Il miglioramento delle prestazioni è tuttavia per noi un altro valore fondamentale. L’insieme casco, tuta e stivale di Dainese e AGV ha una performance aerodinamica superiore a qualsiasi altra combinazione.

Quali strumenti utilizzate per promuovere e diffondere l'utilizzo delle vostre soluzioni per la sicurezza tra i protagonisti delle competizioni?

Lo facciamo mettendo a disposizione i nostri prodotti a tutti i costruttori che vogliono garantire sistemi di protezione elevati ai propri piloti. Dall'anno scorso offriamo la tecnologia D-Air a chiunque la voglia utilizzare. Al Mugello, nel 2015, è nata la partnership con Furygan e Vircos. Quest'anno si sono aggiunti PSI in Superbike, Jezek, Macna e infine Rev'it!, che ha scelto la sicurezza del D-Air Armor per Alex Rins.

Proprio riguardo ad Alex Rins, è notizia di qualche giorno fa il suo passaggio dalla Moto2 alla MotoGP a partire dalla stagione 2017. Affiancherà proprio uno dei vostri piloti, Andrea Iannone, alla Suzuki. Era uno scenario che avevate considerato al momento della sponsorizzazione?

Rins è un ottimo pilota e lo sta dimostrando, ma è Rev'it! che ha deciso di utilizzare la nostra tecnologia per garantire l'incolumità al pilota. La partnership è dunque con l'azienda, anche se poi si viene a creare quel rapporto con l'atleta che Dainese ricerca con gli altri protagonisti del motomondiale e non solo, perché la nostra missione è estesa a tutti i piloti, non si ferma ai nostri. Le due notizie sono dunque da considerarsi completamente scollegate.



Sembra di capire che Dainese stia assumendo un ruolo dai caratteri quasi istituzionali per le competizioni. Le vostre soluzioni sono talmente innovative e determinanti per l'incolumità dei piloti che c'è addirittura chi spinge affinché le tute dotate di airbag diventino obbligatorie per tutti. Gli enti organizzatori riconoscono la vostra importanza?

Ci sono numerosi tavoli di discussione con Dorna e con FIM finalizzati a trovare le formule giuste per aumentare il grado di sicurezza dei piloti. Dalle tematiche relative ai caschi e al sistema airbag D-Air noi siamo sempre pronti a collaborare e a partecipare attivamente dando la nostra massima disponibilità a supportare il processo. Abbiamo un rapporto molto stretto con le federazioni e cerchiamo di lavorare con tutti gli attori del mondo dello sport per aumentare la consapevolezza e per migliorare i regolamenti.

Il 2016 per voi è iniziato con una battaglia legale con Alpinestar per difendere proprio la vostra tecnologia D-Air. Qual è la vostra posizione? Ma soprattutto, la causa in corso può rappresentare un elemento di disturbo per l'adozione obbligatoria del sistema in gara?

Non c’è alcun dubbio sulla paternità dell’invenzione della tecnologia D-Air. E’ un sistema Dainese, che Dainese ha inventato e protetto con 26 brevetti ancor prima ancora che agli altri venisse semplicemente l’idea. Noi difendiamo la nostra proprietà intellettuale e lo facciamo in qualsiasi circostanza si possa presentare. E’ tutto molto semplice: proteggiamo la nostra invenzione, che è figlia di ricerche evolute e sostenute da investimenti molto importanti. Questo però non è assolutamente un elemento di disturbo. Dainese ha già offerto e continuerà ad offrire il sistema D- Air a tutti gli altri. E lo fa da prima della causa. Poi se gli altri sviluppano tecnologie utili a proteggere le persone noi siamo contenti, perché partecipano alla nostra missione generale di offrire soluzioni a chi pratica sport dinamici, perché contribuiscono ad incrementare la consapevolezza del pubblico, a diffondere la cultura della protezione e ad aumentare il mercato. A patto che vengano rispettate le regole nel fare ricerca.

Il vostro legame con Valentino Rossi fa parte ormai della storia del motociclismo. Lui è una leggenda che anche dopo vent'anni continua a farci emozionare, a farci comprare biglietti per prati e tribune nei Gran Premi e a farci sottoscrivere abbonamenti e pacchetti nelle emittenti televisive a pagamento. In molti si chiedono cosa sarà della MotoGP dopo Valentino. Voi ve lo siete mai chiesti?

In Dainese non c’è una strategia focalizzata sul Rossi-exit, quindi non è assolutamente una nostra preoccupazione. Essere preoccupati non avrebbe alcun senso per vari motivi, sia perché Valentino sta ancora correndo, e mi sembra lo faccia piuttosto bene, sia perché è certo che la sua influenza si sentirà anche dopo il giorno in cui deciderà di smettere. Nessuno sa quando arriverà quel momento, sicuramente non nei prossimi due anni. Valentino è un nostro ambasciatore, un membro della nostra famiglia da sempre e continuerà ad esserlo come lo sono i grandi campioni del passato che ancora oggi sono al nostro fianco per realizzare progetti bellissimi, come ad esempio Giacomo Agostini.


Eppure c'è chi risponde in merito disegnando scenari apocalittici per la MotoGP. Sembrano le stesse profezie catastrofiche che avevano fatto cadere sulla testa del calcio per il dopo-Maradona o del basket dopo Jordan. Aziende come Dainese, tuttavia, guardano al futuro indipendentemente da certi interrogativi. Lo conferma?

Sono esempi estremamente calzanti, ma tutti ci rendiamo conto di come poi siano andate realmente le cose. Ogni tanto nascono dei campioni straordinari, atleti in grado di creare un interesse tra il pubblico e un’empatia con i sostenitori come mai nessuno è riuscito a fare. Valentino fa già parte di questo insieme di leggende che continuano ad esserci e a farsi sentire anche dal momento in cui non scendono più in campo o in pista. E’ logico che Dainese guardi ai campioni del futuro e, in particolare, ci piace investire sul futuro del motociclismo italiano, perché siamo un’azienda con un raggio d’azione globale, ma italiana e orgogliosa di esserlo. Il nostro supporto alle nuove generazioni di talenti di SKY VR-46 e della VR46 Riders Academy va proprio verso questa direzione, che ancora una volta conferma la convergenza dei nostri progetti con quelli di Valentino Rossi.

Il 2016 è l’anno che vede Dainese e AGV siglare l’accordo con MotoAmerica in qualità di partners e di membri del Safety Council. Segno che le qualità dell’azienda sono riconosciute anche negli Stati Uniti. La vostra esperienza provata e consolidata vi porta ad avere maggior potere contrattuale nelle nuove collaborazioni?

Non siamo nel campo del potere contrattuale, non ci sono negoziazioni miliardarie in gioco. Abbiamo creato la partnership con MotoAmerica perché riteniamo sia importante portare anche lì le nostre conoscenze, i nostri prodotti, la sicurezza, con la speranza che la voglia di correre degli americani torni ad essere quella dei Nicky Hayden, degli Eddie Lawson, dei Kevin Schwants e dei Kenny Roberts. Gli Stati Uniti sono un Paese vitale per la moto, è un peccato non vederli protagonisti nelle competizioni a livello globale.

Possiamo affermare che questa partnership rientra nelle strategie di internazionalizzazione della nuova maggioranza Investcorp?

Il collegamento non è così stretto, però sì. Una delle mie missioni è valorizzare i nostri brand in tutto il mondo. Anche negli USA, ovviamente, dove peraltro siamo presenti da almeno vent’anni con i nostri tre negozi di proprietà in California. E’ un mercato che seguiamo con grande attenzione, uno dei più grandi al mondo, ma non è l’unico. Stiamo facendo grandi cose anche in Germania, in Francia, in Inghilterra e in Asia con il Giappone e la Cina. Dainese ha marchi globali, quindi presta attenzione a tutti gli orizzonti e a tutti i mercati.

Lei è giunto alla guida di Dainese dopo una lunga esperienza in Ducati, altra eccellenza italiana, nella quale ha ricoperto anche la carica di Amministratore Delegato di Ducati Nord America. Può portarci una testimonianza della percezione del Made in Italy che si ha oltreoceano e, più in generale, nel mondo?

Il made in Italy e l’Italia in generale rappresentano garanzia di eccellenza in qualsiasi angolo del mondo. A volte credo che lo sport nazionale italiano sia quello di parlar male delle aziende italiane. Non sappiamo riconoscere le nostre eccellenze e non diamo la giusta importanza a ciò che facciamo e che sappiamo fare. E’ un peccato tutto nostro che ci porta a non avere minimamente l’idea di quale sia la reale percezione che nel mondo si ha del concetto di italianità. Dobbiamo capire che noi all’estero siamo e rappresentiamo l’Italia dei Da Vinci, dei Galilei, dei Volta, dei Ferrari e di tutti quelli che sanno coniugare l’inventiva del genio italico alla dedizione e alla passione, qualunque sia il campo di applicazione che il genio sceglie come proprio. Abbiamo una capacità di saper costruire e innovare che è molto rara al mondo. Dainese ne è consapevole, fa parte della nostra missione rafforzare ancor di più questa percezione.

Intervista di Luca Paganin
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