Scuola e sport: come evitare il "drop out" e gestire il doppio impegno

Dopo aver analizzato i dati relativi alla pratica sportiva in Italia e in Europa, ci concentriamo sulla pratica di attività extracurricolari

Una ricerca del 2014 ha rilevato che appena il 54% delle scuole prevede lo svolgimento di attività motoria extracurricolare e solo 1 scuola su 3 ha coinvolto i genitori in iniziative favorenti una sana alimentazione e l’attività motoria.
Recentemente è stato scoperto un altro ottimo motivo per praticare attività fisica. Una ricerca pubblicata sulla rivista Cell Metabolism e diretta dall’Harvard Medical School di Boston, in collaborazione con il Dana-Farber Cancer Institute, ha dimostrato che fare ginnastica favorisce l’intelligenza. 
La pratica sportiva stimola la sintesi di una molecola neuroprotettiva (irisina) che potenzia le funzioni cognitive. Questo nuovo studio comincia a far luce sul nesso tra le buone perfomance sul campo e in classe.
E’ evidente che le due ore di “Educazione Fisica” a scuola non sono sufficienti per il benessere dei bambini. Molto spesso le attività extracurricolari, organizzate dalla scuola o da società sportive, sono ritenute superflue da molti insegnanti e talvolta dai genitori. 

In Italia la maggior parte dei ragazzi e ragazze che praticano attività a livello agonistico hanno dovuto “affrontare” delle difficoltà nella gestione del doppio impegno sportivo-scolastico. 

Sofia Cantore, calciatrice della Nazionale Under 19 e del Fiammamonza ci racconta: "Frequento il quarto anno in un Liceo Scientifico e dalla passata stagione gioco in Nazionale. Lo scorso anno tra raduni e fase finale degli Europei avevo molte verifiche da recuperare. Spesso mi venivano programmate appena tornavo, anche il giorno seguente al mio rientro. Fortunatamente a Maggio ho recuperato e sono uscita con un solo debito. l’Istituto che frequento, pubblico, non mi ha mai sostenuto, spingendomi anche a cambiare scuola o ridurre il mio impegno sportivo. A Dicembre ho aderito ad un progetto ministeriale che si pone di aiutare i ragazzi che come me praticano sport ad alto livello, dandoci la possibilità di programmare verifiche ed interrogazioni. Tuttavia nella pratica è poco utile, dato che i tempi entro cui posso decidere di recuperarli sono molto ridotti.”

L’impegno scolastico è uno dei primi motivi dell’abbandono della pratica sportiva, indipendentemente dal livello. Le altre cause sono la mancanza di motivazioni, una spropositata esasperazione della competizione e la scarsa coesione col gruppo e gli istruttori. Questo fenomeno, chiamato “drop out “, è una delle problematiche principali riguardo l’età adolescenziale. 

I dati sono preoccupanti: il livello di sedentarietà tra i 15/24 anni è del 24,6%, rispetto ad una media Europea del 7%. Durante l’età adolescenziale, la percentuale di attivi fisicamente cala drasticamente, dal 70% della popolazione a 10 anni al 45% verso i 18 anni. Le conseguenze principali dell’abbandono e della sedentarietà sono conosciute, sia a livello fisico che psicologico.

I problemi del “drop out” e lo scarso sostegno ai giovani atleti crescono in parallelo ed è necessaria una soluzione per risolverli, come avvenuto all’estero. Negli Stati Uniti all’attività fisica viene dato lo stesso valore di altre materie e la maggior parte dei ragazzi pratica uno o più sport. Simone Raiola, calciatore della Grand View Univeristy in Iowa ed ex Calcio Lecco, rappresenta la perfetta testimonianza dell’esperienza americana “In Italia venivo spesso giudicato male dai professori perché dovevo saltare delle ore di scuola per impegni sportivi. Due stagioni fa ho scelto di venire in America tramite l’agenzia USA Collage Sport. Sono contendo di aver preso questa decisione, perché in USA lo sport è alla base della vita di tutti i giorni, essendo parte integrante della cultura del paese. Sin da piccoli, i ragazzi americani vengono sostenuti a praticare sport. A tutti i livelli viene visto come “mezzo per poter accedere alle università e poter studiare” non come “tempo tolto allo studio. Nel mio college, tutti conosciamo i risultati delle altre squadre e a lezione se sei assente per motivi sportivi sei GIUSTIFICATO. Per poterti allenare devi avere una media scolastica minima. Il fatto di vivere nel campus dell’università ti permette di aver più tempo e concentrazione per lavorare, a differenza dell’Italia. Qui mi pagano vitto e alloggio per giocare, devo solo pensare ad allenarmi e studiare, è un sistema, e mentalità, totalmente diverso dal nostro.”

Dagli States al Belgio, la situazione poco cambia. Poche stagioni fa l’Anderlecht ha sancito una partnership con 4/5 scuole superiori che permettono agli studenti tesserati di staccare un paio d’ore dalle lezioni didattiche per allenarsi su un campo da calcio.
Lentamente, anche l’Italia si sta cercando di muovere per superare le difficoltà del rapporto scuola-sport, indipendentemente dal livello agonistico. Per incentivare i ragazzi a praticare sport potrebbe essere utile una maggiore attività all’interno degli istituti, sostenendoli nei loro impegni. Sulla sua pagina Facebook, il ministro Stefania Giannini ha scritto: "Il primo obiettivo è che lo sport sia sempre più e meglio diffuso nelle attività scolastiche curricolari, a partire dalla scuola primaria. Ci proponiamo di raggiungerlo quest'anno, con risorse nuove e misure concrete: 140 milioni di euro per aumentare le ore di pratica sportiva per tutti, con una particolare attenzione ai bambini diversamente abili, per incrementare la partecipazione degli studenti alle gare sportive regionali e nazionali, per migliorare le palestre esistenti e costruirne di nuove, per sostenere i nostri alunni atleti con sperimentazioni didattiche, che consentano loro di raggiungere il diploma senza dover rinunciare al sogno sportivo."

Speriamo che i buoni propositi si traducano in solide realtà, per permettere a tutti di studiare e praticare sport.

Laura Brambilla
lauretta11.lb@gmail.com
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