La regolamentazione delle divise da gioco in italia


Anche quest’anno, la stagione sportiva sta volgendo al termine e si avvicina il momento della presentazione delle nuove maglie da gioco.

Negli ultimi anni, nel campionato italiano di Serie A, si è formata una consuetudine per la quale le squadre più blasonate giocano alcune delle ultime partite della stagione indossando la maglia ufficiale della stagione successiva, presentandole, di fatto, ben prima dei classici ritiri estivi.
Secondo i primi rumors, pare che l’Adidas abbia disegnato per la Juventus una divisa molto particolare per la prossima stagione, che dovrebbe avere la caratteristica di abbandonare le classiche strisce bianconere e le maniche di colori diversi (una bianca, l’altra nera).
L’attualità, quindi, ci spinge a fare alcune riflessioni che diventeranno motivo di approfondimento circa le regolamentazioni oggi esistenti rispetto alle magliette da gioco.

Difatti, non tutti sanno che lo sport professionistico è retto da una quantità enorme di regole. Non solo quelle tecniche, di gioco, ma anche quelle relative alla giustizia federale, ai procuratori sportivi, alle sponsorizzazioni e, appunto, alle magliette da gioco.

Per rendersene conto, basta collegarsi ai siti ufficiali delle singole leghe o della FIGC e delle singole Leghe.
Queste disposizioni, poi, si differenziano decisamente in campo nazionale ed internazionale e persino da un Paese all’altro. Per questo motivo, verranno analizzate in due contributi differenti, con riferimento all’Italia e all’Europa.
In Italia, salvo qualche marginale differenza, per la Serie A, B e Lega Pro le regole sono sostanzialmente identiche.

Cominciamo ad affrontare il tema dei colori delle divise e degli sponsor.
Innanzitutto, i nostri regolamenti dispongono espressamente che “ogni Società deve disporre di una prima divisa da gioco con i propri colori ufficiali e di una seconda divisa (più eventuali altre) che dovrà essere notevolmente diversa ed in contrasto con la prima”.

Tuttavia, a differenza di quanto si possa pensare, la scelta dei colori o delle combinazioni cromatiche non è totalmente libera.
Difatti, è previsto che, senza considerare i colori utilizzati per le scritte (numero, nome del calciatore, sponsor e ecc), nessun elemento della divisa possa contenere più di tre colori, salvo il caso in cui gli stessi colori sociali siano più di tre.
In ogni caso, è consentito l’impiego di un quarto colore, solo a condizione che sia quello utilizzato per le scritte ovvero per piccoli elementi puramente decorativi.
Infine, i regolamenti ribadiscono come il colore principale debba essere sostanzialmente equivalente sul davanti e sul retro di ogni elemento della divisa da gioco (maglia, pantaloncini e calzettoni).
Se pensiamo alle magliette da gioco degli ultimi anni, protagonista principale è senza dubbio lo sponsor.

Con il termine sponsor si intende: “il nome, il marchio, il logo, il prodotto e/o il servizio di un’azienda. È inoltre fatto espresso divieto di pubblicizzare “categorie di prodotti per i quali esista esplicito divieto di legge, nonché slogan di natura politica, confessionale o razziale, o cause che offendano il comune senso della decenza”, così come stabilito dall’art. 7 del regolamento della Serie A.
Naturalmente, la prassi ha fatto sì che si sviluppassero numerosi e differenti tipi di sponsor.

Da quello definito main sponsor (che si trova all’altezza del petto e copre la parte centrale della divisa), a quello tecnico (azienda che disegna la divisa) a quelli secondari (che negli ultimi anni stanno comparendo sempre più su tutte le maglie, sulla schiena, sulla manica sinistra o appena sotto lo spazio riservato al main sponsor).
Gli sponsor non sono invece mai ammessi sulla manica destra (sulla quale dev’essere apposto l’apposito patch con il logo della competizione ufficiale), né sul colletto della maglia.
Anche in questo caso, come per i colori, la scelta degli sponsor che si possono usare e, soprattutto, il loro posizionamento, non è rimessa totalmente al libero arbitrio dei singoli club.
Va ricordato che alle società è consentito usare sponsor diversi per ogni partita e che più società possono anche utilizzare la pubblicità degli stessi sponsor.
Per quanto riguarda, invece, la superficie massima che viene lasciata agli sponsor, vi è una differenza sostanziale tra il regolamento della Serie A e quello della Lega Pro.

I regolamenti della Serie A, difatti, riservano un’area totale agli sponsor di 650 cm2, mentre in Lega Pro tale limite è inferiore e fissato a 550 cm2.
Quanto agli spazi riservati alla pubblicità dello sponsor tecnico, i regolamenti dei campionati italiani contengono disposizioni pressoché identiche.
Al fornitore dell’abbigliamento è concesso di apporre il proprio marchio o nome sulla maglia, sui pantaloncini e sui calzettoni, a condizione che la dimensione della pubblicità non superi i 20 cm2 in ciascuna parte dell’uniforme.

Allo sponsor tecnico è inoltre consentito applicare il proprio logo figurativo:

- Sulla maglia: una striscia di larghezza non superiore a 10 cm sul fondo delle maniche, o lungo la cucitura esterna di ciascuna manica oppure lungo la cucitura esterna della maglia (dal giro manica al fondo della maglia);
- Sui pantaloncini: una striscia di larghezza non superiore a 10 cm sull’orlo inferiore o lungo la cucitura esterna delle gambe;
- Sui calzettoni: una striscia di lunghezza non superiore a 5 cm sul bordo superiore di ciascun calzettone o sulla parte superiore della caviglia.

Lo scopo di questo breve lavoro è quello di porre l’attenzione sui dettagli (come apparentemente sono le divise da gioco), in quanto anche su di essi, specie in un mondo come quello del calcio, si concentrano regole e disposizioni, talvolta anche piuttosto complicate.
Tali regole, inoltre, variano anche sensibilmente a livello internazionale e per questo motivo la regolamentazione UEFA sarà oggetto di qui a breve di un ulteriore approfondimento.

Avv. Domenico Filosa
Visualizza il profilo di Domenico Filosa su LinkedIn
© Riproduzione riservata

Davide Bonapersona
Visualizza il profilo di Davide Bonapersona su LinkedIn
© Riproduzione riservata

Nessun commento