A volte, lo sport diventa uno stile di vita.

Può succedere per passione come nel calcio, o per intrinseca necessità come nello sport che ho scelto io.

Lo sleddog, o cani da slitta. È un mondo diverso da qualsiasi altro sport, e dopo aver vissuto per 8 mesi in uno dei più importanti allevamenti d'Italia (Athabaska), è un mondo del quale vi voglio raccontare.

La prima, grande differenza, è  che i cani da slitta non si possono mettere nel sottoscala a prendere polvere quando non li si usa, come un pallone da calcio. In quanto animali, anche loro devono mangiare almeno due volte al giorno, essere accuditi e addestrati per anni. Se si ammalano, il veterinario deve arriva subito. Serve spazio, molto spazio, e ore di attenzione quotidiana. Lo sport in sé, ossia andare in slitta, è solo la punta dell'iceberg: la maggior parte del lavoro e della fatica la si fa a casa, in canile, tutti i giorni. Creando un rapporto di fiducia con i cani, indispensabile, e imparando a conoscerli per dare il meglio a ognuno di loro.

Fra mangime (di alta qualità e quindi costoso), spazio per i cani, cure veterinarie, materiali per lo sport, permessi legali e manutenzione, lo sleddog costa migliaia di euro l'anno.

Per questo lo sleddog non è uno sport, ma uno stile di vita.

Dopo aver vissuto per 8 mesi in suddetto allevamento, purtroppo sono dovuto tornare a lavorare. Ma le cose che ho imparato, le porterò sempre con me. Fra tutte, un'altra grande differenza fra lo sleddog e qualsiasi altro sport: il rapporto con i cani.

L'interazione fra musher (il guidatore della slitta) e i suoi husky è diverso da quello con un cane d'appartamento. Io non sono mai stato un fan dei cani, e tutt'oggi farei fatica a tenerne uno in casa... Ad esclusione dei cani da slitta.

Questo perché il rapporto che si crea è speciale, di fiducia incondizionate. Lo sleddog è diventato uno sport solo recentemente, ma per secoli è esistito come mezzo di sopravvivenza: nei climi artici era l'unico modo per trasportare pesi, cacciare e fare lunghi viaggi. Lo sleddog non è nato come passatempo, ma come necessità per sopravvivere. E queste radici si sentono ancora oggi nella disciplina moderna, dove la fiducia fra cane e padrone è qualcosa che non ho mai visto fra esseri umani.

Ma viste le oggettive difficoltà del fare questo sport, fra cui la dedizione necessaria oltre che i costi esorbitanti anche per un amatore che punta al risparmio, lo rendono poco conosciuto. Tuttavia, le soddisfazioni che regala sono immense.

Pur essendo squattrinato, io ho un sogno: condurre dei cani da slitta al Polo Nord. Mi sono quasi commosso quando ho trovato la Fjallraven Polar, un'avventura artica di 300 km al Circolo Polare Artico con i cani da slitta, tutta finanziata dallo sponsor. Il problema: per essere finanziato e rappresentare l'Italia, devo vincere una votazione online in cui tutti possono votare.

Altrimenti, i costi sono fuori dalla mia portata. Il solo trasporto dei cani richiede centinaia di euro, escludendo eventuali permessi sanitari, e giorni di viaggio in furgone (il mezzo più economico). L'equipaggiamento invernale, inoltre, va ricomprato: un sacco a pelo artico costa 800€, mentre un parka (simile a una giacca a vento) fatto bene parte dai 500€ in su. Anche dei guanti artici non sono economici, e possono arrivare ai 100€ per un paio. E sono tutte spese necessarie, perché l'alternativa è l'assideramento.

E qui, vi chiedo un piccolo piacere: votatemi nel concorso (è gratis e prende 15 secondi), e aiutatemi non solo a raggiungere il mio sogno, ma anche e soprattutto a rappresentare per la prima volta l'Italia in questa avventura artica.


Sotto al video, accanto al mio nome a destra, fai click sul bottone azzurro "vote" e conferma (serve un account Facebook).

Così darete una mano immensa non solo a me, ma a tutto lo sport in Italia.

Vi ringrazio in anticipo. :)

Stefano Mini

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