La crisi economica dello sport dilettantistico e le richieste delle Federazioni sportive al governo tra Fase 1 e Fase 2


Il dilettantismo costituisce nel nostro paese la base del movimento sportivo.
Attualmente, in Italia sono poco meno di centomila le società ed associazioni sportive dilettantistiche che alimentano il sistema, svolgendo un ruolo di enorme rilievo, non solo sul piano economico ma anche su quello sociale.
Questa macchina si regge sull’impegno quotidiano di decine di migliaia di volontari e di circa quattrocentottantamila operatori, tra dirigenti e tecnici sportivi.

Ebbene, proprio questa importantissima realtà sembra essere una di quelle più a rischio a seguito dell’attuale pandemia.
Nei giorni scorsi, gli stessi dirigenti di Federazioni ed enti sportivi hanno dovuto ammettere a più riprese la serietà della situazione, dal momento che molte a.s.d. non dispongono di accantonamenti tali da permettere di rimanere indenni dopo mesi di mancate entrate (dovute, perlopiù, alla mancanza di iscrizioni ed alla chiusura degli impianti).
All’alba della cd. “Fase 2”, la comunità scientifica è concorde nel ritenere che un completo superamento dell’attuale emergenza sanitaria possa essere raggiunto solo nei prossimi 12-24 mesi.
Questo si traduce, ad esempio nel nuoto, in un generalizzato calo delle presenze oggi difficilmente quantificabile, ma che si stima in circa il 60-70% in meno rispetto alla media.

Questo dato è utile a comprendere l’emergenza in cui si ritroveranno molte a.s.d. affiliate alla FIN, le quali avranno comunque costi fissi da affrontare a fronte di entrate decisamente inferiori rispetto al solito.
Occorre, pertanto, prendere coscienza del fatto che lo sport dilettantistico necessita urgentemente di ulteriori aiuti straordinari da parte dello Stato.
Proprio per questo motivo, nei giorni scorsi numerose Federazioni sportive nazionali si sono rivolte direttamente al Governo, sollecitando azioni concrete e richiedendo uno stanziamento urgente di fondi di emergenza finalizzati alla sopravvivenza del movimento sportivo.
In particolare, al momento in cui si scrive, le Federazioni che hanno scritto al Governo sono: la Federazione Ginnastica d’Italia, la Federazione Italiana Canoa Kayak, la Federazione Italiana Canottaggio, la Federazione Italiana Cronometristi, la Federazione Italiana Hockey, la Federazione Italiana Pesistica, la Federazione Italiana Scherma, la Federazione Italiana Sport Invernali, la Federazione Italiana Tiro con l’Arco, la Federazione Italiana Vela e la Federazione Italiana Biliardo Sportivo.

A detta di queste Federazioni, l’apprensione generale nei confronti del Governo sarebbe giustificata dal fatto che il decreto “Cura Italia” non avrebbe previsto misure sufficienti a garantire la sopravvivenza del movimento sportivo italiano, il quale, compreso l’indotto, influisce per quasi il 4% del PIL nazionale.
Ricordiamo che, ad oggi, tale decreto ha previsto, ad esempio, il famoso bonus di 600 Euro per i mesi di marzo ed aprile destinato ai collaboratori sportivi (in possesso di accordi precedenti al 23 Febbraio 2020) presso il CONI, il CIP, le FSN, le DSA, gli EPS e le società ed associazioni sportive.
Proprio queste ultime, tuttavia, sembrano essere le più bisognose di ulteriori misure di sostegno economico.
Tra le richieste che le Federazioni hanno avanzato nelle scorse settimane, ci sono, in particolare:

- la previsione, all’interno dei 25 miliardi che rappresentano il plafond del decreto “Cura Italia”, di uno stanziamento diretto che le Federazioni sportive possano far giungere alle società di base;
- lo sblocco dei fondi già stanziati e vincolati per il progetto “Sport di Tutti”, assicurando la certezza della contribuzione statale per la prossima stagione. Tali fondi, difatti, rischiano di rimanere momentaneamente bloccati, dal momento che le iniziative alle quali erano destinati non potranno essere messe in atto ancora per un po’ di tempo, proprio in ragione della grave situazione di emergenza.

Oltre a tali misure, ve ne sono altre che sembrano essere necessarie al salvataggio del sistema dello sport dilettantistico italiano.
In particolare: la sospensione (perlomeno parziale) di mutui ed affitti sui locali e dei versamenti di natura tributaria ed assicurativa anche successivamente al periodo di chiusura e la costituzione di un fondo di garanzia finalizzato al finanziamento delle a.s.d.
Per fronteggiare al meglio la particolare situazione attuale sono già state prese alcune misure importanti (da ultimo, proprio negli scorsi giorni è stata messa online la procedura per accedere ai finanziamenti d’emergenza dell’Istituto di Credito Sportivo) ma molto dovrà ancora essere fatto se si vuole salvare l’enorme patrimonio dilettantistico italiano.

#advicesport
Prof. Avv. Federica Ongaro
Avv. Carlo Faugiana
Avv. Domenico Filosa

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