Quando gastronomia e calcio si incontrano allo stadio


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La cultura dello stadio, in Italia e nel mondo, è una tradizione sfaccettata e complessa, ricca di sfumature e declinazioni. E uno dei suoi elementi più significativi, soprattutto nel nostro paese, è quello del “cibo da stadio”. Non solo qualcosa da mettere sotto i denti prima di una partita, ma anche un’occasione di incontro, di conforto e di rito, fondamentale per qualsiasi tifoso. Evergreen sono le bancarelle fuori dagli stadi, con i loro panini alla porchetta e le cotolette con patatine fritte, insieme ai venditori ambulanti sempre più comuni all’interno delle strutture, che offrono birre, bibite e patatine. Ma ormai da qualche anno il mondo del calcio ha incontrato, con successo, il mondo della gastronomia più elevata, dando vita ad una felice accoppiata.  

La serie A non è solo del calcio, e in cucina i campioni saranno le Forchette di Gambero Rosso, i Cappelli dell’Espresso e le Stelle Michelin. Da alcuni anni, le società di calcio hanno iniziato a guardare con crescente interesse al mondo della ristorazione, vista come strumento per attrarre più tifosi e diversificare la clientela dello stadio, creando maggiori spunti di business. Questa tendenza è stata incoraggiata dagli annunci di costruzione di una serie di nuovi stadi italiani, come il progetto Pietralata per il nuovo stadio della Roma o il piano della Sampdoria per uno stadio sul mare. 

Pioniera, è stata sicuramente la Juventus, che per il suo nuovo stadio, inaugurato nel 2011, ha affidato l’intera ristorazione a Top Food, una delle aziende leader nel continente per il rifornimento di specialità gastronomiche europee. Allo Juventus Stadium troviamo infatti trenta punti ristoro con vivande preparate sul momento, più aree hospitality esclusive dove si possono gustare i piatti realizzati da cuochi in cucine professionali di proprietà dello stadio, come al Club Gianni e Umberto Agnelli, inaugurato con un evento speciale dedicato a Gualtiero Marchesi, che in onore dei colori della società realizzò un riso al nero di seppia e scaglie d’argento.

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Più recente la notizia del rinnovo per la stagione 2022-2023 della partnership tra il Bologna Football Club e il Camst group. Collaborazione storica nata con la gestione da parte dell’azienda dei primi punti ristoro dello stadio bolognese, oggi viene rinnovata con la novità di una partnership con lo chef bolognese Max Pioggi, che realizzerà un piatto firmato per ogni partita giocata in casa. Non solo, la collaborazione tra Camst e Bologna FC andrà avanti anche in campo: l’azienda si occuperà infatti anche della ristorazione per i giocatori, attraverso un menù creato da dietisti specializzati.

Ma questo connubio tra società calcistiche e alta cucina non si esaurisce all’interno degli stadi. Ad esempio, il Milan ha inaugurato nel 2014 Cucina Milanello, un ristorante brandizzato a Casa Milan. Un esempio analogo è quello della Collina dei Ciliegi, inaugurata sempre da San Siro, dove tutte le partite della Serie A sono accompagnate dalla gastronomia dell’azienda vinicola della famiglia Giannolli. Non solo: anche fuori dalle società calcistiche, si moltiplicano le offerte dello street food da stadio, che si diversifica e si sposta verso piatti più ricercati e gourmet. Oltre alla sostanza, anche la forma si fa più raffinata, e le vivande vengono allora servite in box brandizzate, magari proprio con il logo dello stand o della società stessa.


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Ma il connubio stadio e cibo si spinge oltre, anche grazie alle risorse portate dalle nuove tecnologie: allo Stadio Olimpico di Roma, infatti, si sta studiando la possibilità di ordinare cibo direttamente dal proprio posto e riceverlo allo stadio attraverso una specifica app per il delivery. L’iniziativa è stata portata avanti da Sport e Salute, società proprietaria dello stadio, che sta fortemente investendo nel rimodernamento dello stadio romano.

La cultura dello stadio si conferma quindi luogo fertile per idee imprenditoriali nell’ambito gastronomico, anche nelle declinazioni più moderne e gourmet. Un’opportunità di business, quindi, sia per i piccoli ristoratori che per le grandi aziende del mondo food, in un contesto che promette di continuare a stupire.

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